a cura della Dott.ssa Chiara Del Nero

Dall’esplosione del Big Bang, sono trascorsi oltre 10 miliardi di anni affinché l’energia primordiale si trasformasse in materia via via sempre più organizzata fino a dar vita ad esseri viventi capaci di percepire le onde elettromagnetiche tramite la retina, un tessuto biologico fotosensibile. Da lì ad organizzare macromolecole in grado di duplicarsi e creare le prime forme di vita, ci ha pensato il caso, disponendo di miliardi di anni; così, alla fine la materia è riuscita a prendere forma nella vita animale complessa che conosciamo con capacità di metabolismo biologico, di movimento autonomo, di un ciclo vitale e di riproduzione.

La storia dell’Universo è una storia difficile da immaginare per noi esseri umani e soltanto in minima parte vissuta insieme.

L’uomo, infatti, non è il punto di arrivo (come ci piacerebbe auspicare) in questa storia iniziata 13.8 miliardi di anni fa, bensì un passaggio, l’episodio di una serie fatta di numerose stagioni precedenti e future a questa, una pietra miliare nella storia dell’evoluzione e della selezione naturale. L’uomo è il rappresentante della specie Homo Sapiens dotato di troppo cervello per il solo scopo di trasmettere il bagaglio genetico alle generazioni successive. Un cervello che, nel suo percorso evolutivo di adattamento all’ambiente, è riuscito a sviluppare curiosità, pensiero e sentimenti raggiungendo una forma di autocoscienza (Boncinelli, E; Ereditato, A.,2018).

Oggi, purtroppo o per fortuna grazie a questo cervello ed in particolare alla neocorteccia, possiamo studiare il mondo e comprendere la legge della natura, dare una forma, una dimensione, una temporalità ed anche un nome a tutto ciò che da miliardi di anni è, da sempre, esistito.

Forse è a questo punto che è iniziata l’involuzione della specie Homo Sapiens quando, col nostro complesso cervello e i suoi neuroni, l’Universo ha cominciato a raccontarci attraverso gli scienziati la sua affascinante storia. E’ a questo punto, forse, che abbiamo iniziato a varcare il confine perdendo la distanza critica dell’osservatore e scienziato per approdare in una sorta di delirio di onnipotenza che ci sta conducendo all’esaurimento delle risorse del pianeta, seducendoci di poterci trasferire altrove, alla conquista di altri pianeti nello spazio sconfinato che ci ospita. 

Poi è arrivato lui a ristrutturare la credenza di esseri superiori; SARS CoV-2, grande circa 0,10 micron quindi invisibile ad occhio nudo. Immaginavamo un cavallo di Troia proveniente da mondi alieni e invece abbiamo semplicemente sottovalutato un virus.

Ed eccoci qua, circa 200.000 anni dopo l’arrivo dell’Homo Sapiens, a scrivere un nuovo episodio della saga in cui la nostra specie si trova a fare i conti col proprio delirio di onnipotenza, con l’arroganza e la prepotenza. Soltanto gli esseri umani: la natura tutt’intorno risorge mentre noi, lentamente, indietreggiamo.

Noi siamo i Prendi. Le società tribali non uccidevano mai più del necessario. Non aravano mai più terra di quanta gliene occorresse. (…) Avevano un posto nel mondo e, del mondo, facevano parte. Lo dividevano con gli altri. Cosa che abbiamo cambiato. Dovremo fare marcia indietro? (…) Dominio. Dovremmo rinunciare ad una cosa soltanto. Al nostro dominio. Non siamo padroni del mondo, non siamo re né Dei. Possiamo rinunciare a questo? Troppo prezioso tutto quel controllo? Troppo allettante essere un Dio?” – dice il protagonista di Instinct con Antony Hopkins.

Increduli di fronte alla resa mondiale, ci troviamo sospesi.

Uno tra gli aggettivi più adoperati per descrivere questo tempo è ‘sospeso’. Sospeso per gli studenti, tra un prima interrotto senza la consapevolezza che sarebbe stato l’ultimo giorno di scuola e un dopo ipotetico nel come sarà e nel quando ripartirà; sospeso per una buona fetta di lavoratori oggi che ha perso il lavoro o è in cassa integrazione, in smart working o con le saracinesche dei negozi abbassate in attesa che si possa riprendere a circolare; sospeso per i bambini, contenuti e protetti ai domiciliari con rare occasioni per continuare ad esplorare, scoprire e costruire insieme alle maestre e ai loro compagnetti di asilo; sospeso per i nonni che hanno continuato a camminare fianco a fianco dei loro nipoti tramite le videochiamate e per i fidanzati o gli amanti che hanno dovuto escogitare trasferimenti a prova di autocertificazioni quando è stato possibile… Un tempo sospeso per tutti coloro che hanno perduto un familiare o un caro (ammalato di coronavirus o di altre malattie che non si sono interrotte) senza possibilità di un ultimo saluto concreto né un cerimoniale di addio.

Un tempo sospeso anche per scopi, gli obiettivi di vita posticipati a data da destinarsi: esami e concorsi, viaggi e trasferimenti, matrimoni, riti e ricorrenze…non per niente, tra le emozioni più esperite in questo lockdown troviamo la noia: uno stato transitorio in cui l’individuo esperisce senso di frustrazione, carenza di intenzionalità e una sensazione di dolorosa alienazione dalla realtà percepita come senza senso e inutile (Maggini e Dalle Luche, 1987).

Quando ci annoiamo, ci sentiamo sospesi, pigri, con un livello di attivazione scarso e scarsa motivazione. Tale condizione incide sulla nostra percezione del tempo, vissuto come stagnante, non definito né produttivo o funzionale al soddisfacimento dei nostri bisogni, scopi e aspettative (Castelfranchi, C.; Mancini, F.; Miceli, M., 2002).

In questa Fase 1, in questo arco di tempo uguale per tutti (a partire da lunedì 9 marzo fino ad arrivare ad oggi) la percezione del tempo e lo scorrere di esso è stata diversa per ognuno di noi.

Il passato, il presente e il futuro hanno scandito, scandiscono e scandiranno le nostre esistenze e ci definiscono nel modo in cui impieghiamo il tempo; in questa società che ci ha condotti dritti al lockdown e che ci sta traghettando faticosamente fuori da esso, il tempo è denaro.

Ma nell’Universo, la concezione del tempo non esiste. Il tempo avanza facendosi spazio nel caos. Tempo e spazio, ovviamente, appartengono all’uomo che con la neocorteccia crede di spiegare tutto.

L’augurio è che ognuno, in questi giorni sospesi, possa riconnettersi col ‘suono fossile’ del Big Bang (Arno Penzias e Robert Wilson, Nobel 1978) e possa trovare un senso al proprio stare al mondo che, nonostante sia pieno di imprevisti, cadute, perdite, sacrifici e costrizioni, è l’unico modo, irripetibile per appartenere a questo incredibile percorso dell’Universo.

La vita è un viaggio in bilico sul confine tra noto e ignoto, in cui svanisce ogni certezza e ci affacciamo alla vertigine dell’oscurità; là dove, insieme alle stelle, brillano il mistero e la bellezza del cosmo, lasciandoci senza fiato (Boncinelli, E; Ereditato, A.,2018).

Bibliografia

Boncinelli, E; Ereditato, A. (2018). Il cosmo della mente. Il Saggiatore Ed.

Castelfranchi, C.; Mancini, F.; Miceli, M. (2002). Fondamenti di cognitivismo clinico. Bollati Boringhieri, Torino

Maggini, C. e Dalle Luche, R., Per una psicopatologia della noia. Alcuni richiami storici alle relazioni tra noia e melanconia, <<Riv. Speriment. Freniatr.>>, 1987, n. 111, 5, pp. 1119-39.