a cura della Dott.ssa Martina Perini
Oggi parlare di famiglie ricomposte e ricostituite è un qualcosa di socialmente e legalmente accettato.
Se facciamo un piccolo passo indietro tuttavia ci rendiamo conto che la rottura del patto coniugale è stata legalizzata in Italia mediante la Legge sul divorzio 898/70 quindi in tempi relativamente recenti: il 1 dicembre 1970. Quattro anni dopo fu promosso un referendum abrogativo che però non riuscì nell’intento di farla abrogare.
A parte i casi di vedovanza, solo dopo l’entrata in vigore di questa legge è stato possibile parlare di famiglie allargate.
Negli anni 70 la famiglia ricomposta era costituita da un genitore separato con i figli affidati ed il nuovo partner; successivamente questo concetto si è ampliato, andando ad estendersi a tutta la nuova rete che si costituisce e centrando l’attenzione sulla gestione della genitorialità.
La neuropsichiatra e terapeuta familiare Chantal Van Cutsem (1998) fa una distinzione fra famiglie ricostituite e ricomposte.
Le famiglie ricostituite rimandano al concetto di famiglia nucleare, comprendente il genitore separato con i figli affidati ed il nuovo partner; l’attenzione si focalizza in questo caso o esclusivamente sulla famiglia biologica tenendo nell’ombra il partner attuale o, al polo opposto, sulla famiglia presente, cancellando il passato.
Quando si parla di ricomposizione invece la famiglia da nucleare diventa plurinucleare: una seconda unione frutto di separazione o vedovanza che crea una nuova complessa rete di relazioni. In questo caso entrambi i membri della coppia portano i figli di unioni precedenti e si crea una convivenza.
Ma come è possibile creare un nuovo nucleo partendo da situazioni così complesse? Quali sono le difficoltà e come poterle fronteggiare?
Sembra che la sfida maggiore sia quella di diventare gruppo, unendo le diverse storie in una unica condivisa realtà; in gioco ci sono legami biologici, legami relazionali, intrecci generazionali, nuove e vecchie relazioni affettive, interazioni più ampie a livello familiare e sociale.
Non aiuta certo l’immaginario collettivo creato nell’infanzia con i personaggi mitici del patrigno o la matrigna delle favole; per definizione si tratta di persone cattive, invidiose, basti pensare alla terrificante matrigna di Cenerentola.
La psicologa clinica Emily Visher e lo psichiatra John Visher (1990) reputano fondamentale cha da parte di entrambi i coniugi sia stato elaborato il vissuto di perdita e fallimento collegato alla precedente unione; si tratta di raggiungere il livello successivo: divorzio psichico.
Una volta superato questo però si pongono dei complessi compiti di sviluppo che potremmo articolare su tre piani:
1) Piano coniugale: realizzare un’identità di coppia solida ed un senso di appartenenza alla nuova realtà familiare
2) Piano genitoriale: dare una nuova definizione ai rapporti precedenti tra figli e genitori biologici; sostenere una continuità nel coltivare il legame con i genitori non conviventi; creare una armonica relazione tra figli, genitori e fratelli acquisiti. In tutto questo è necessario tener conto delle differenze di genere e dell’età perché i figli maschi e le figlie femmine reagiranno in modo differente. Occorre inoltre distinguere se si tratta del padre o della madre ad avere una nuova relazione. E se ci sono nuovi figli della coppia o figli della relazione precedente.
3) Piano sociale: mantenere relazioni con la famiglia d’origine del genitore non convivente; creare nuovi rapporti con la famiglia di origine del genitore acquisito.
La sfida che pone una famiglia del genere è grande e complessa, ma una volta raggiunto un proprio equilibrio ed una propria definizione penso che sia in grado di fornire molte risorse e una grande ricchezza.
Trasmettere il messaggio ai figli che la famiglia ideale non esiste se non nelle favole e che la realtà è anche fatta di continue sfide che necessitano di una grande flessibilità e capacità di trovare ogni giorno soluzioni ai vari problemi e finali diversi per ogni possibile storia.
Bibliografia
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Halford K., Nicholson J., Sanders M., Couple communication in stepfamilies, “Family Process”, december, pages. 471-483 (2007).
Malagoli Togliatti M., Lubrano Lavadera A., Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia, Il Mulino, Bologna 2011.
Van Cutsem C., Le famiglie ricomposte. Presa in carico e consulenza, Raffaello Cortina, Milano 1999.
Visher E., Visher J., Old Loyalties, New Ties: Therapeutics Strategies with Stepfamilies, Brunner/Mazel, NY 1988.