a cura della dott.ssa Sara Di Biase
La terapia dell’Accettazione dell’Impegno (ACT) è una forma di psicoterapia definita di “terza ondata” della terapia cognitivo comportamentale, basata sull’evidenza scientifica, efficace con un ampio spettro di problematiche tra cui ansia, depressione, fobia sociale, schizofrenia, stress da lavoro, adattamento psicologico al cancro… E’ un approccio terapeutico innovativo che ha una grande componente esistenziale, che utilizza all’interno del suo modello di trattamento la Mindfulness con la finalità di invitare l’individuo a prendere contatto con se stesso e i suoi pensieri sensazioni, sensi, cuore, desideri e bisogni; lo scopo è sviluppare una consapevolezza per agevolare il cambiamento comportamentale guidato dai valori. Per far ciò è necessario che la persona impari a superare i momenti critici, ovvero impari ad accettare, “a fare spazio” a ciò che è fuori dal suo personale controllo (pensieri e sentimenti dolorosi), sviluppando quelle abilità psicologiche (abilità di mindfulness) che gli consentano di trattare il dolore in modo più efficace, così che, questo abbia un minor impatto quando arriva. Solitamente quando soffriamo proviamo a sbarazzarci del nostro malessere con la conseguenza che, spesso, questo si amplifica a tal punto da farci sentire in trappola. L’ACT ci propone l’uscita dal tunnel e afferma: “Non ci resta cha accettare!!!”. Sospendere la “lotta emotiva” per dare il diritto ad ogni essere umano di fare l’esperienza di accogliere il proprio dolore e di abbandonare tutti i tentativi di soluzione inutili finalizzati ad evitare, controllare, prevenire la sofferenza. Accettare significa consentire ai nostri pensieri e sentimenti di essere come sono, indipendentemente dal fatto che siano piacevoli o dolorosi, vuol dire “aprirsi”, creare uno spazio per loro, vederli per quello che sono: “parole e/o immagini nella nostra testa”, che vanno e vengono come auto che passano per la strada. Da specificare che la Terapia dell’Accettazione e dell’Impegno non sostiene l’accettazione di ogni singolo pensiero e/o sensazione; è a favore se e quando questa permette alla persona di agire sui propri valori. La sofferenza psicologica è normale ed accompagna ogni persona; combattere contro di essa significa ingaggiarsi in una battaglia persa in partenza, dato che il controllo che abbiamo in situazioni simili è, in realtà, infinitamente meno di quanto la nostra cultura voglia farci credere. In quanto esseri umani dobbiamo tutti prendere atto che presto o tardi diventeremo deboli, ci ammaleremo e moriremo, che perderemo relazioni importanti a causa di rifiuti, separazioni, lutti. Presto o tardi tutti dovremo affrontare crisi, delusioni e insuccessi. Questo significa che, in un modo o nell’altro, tutti avremo pensieri e sentimenti dolorosi; non c’è modo di evitare il dolore perché fa parte della vita, ma possiamo imparare ad affrontarlo meglio, a ridurre i suoi effetti e a crearci una vita che valga la pena di essere vissuta. Dunque “Non c’è motivo di continuare ad aspettare che la vita cominci. Il gioco dell’attesa può finire. Adesso. Come un leone rinchiuso in una gabbia di carta, gli esseri umani sono generalmente intrappolati dalle illusioni della loro mente. Ma nonostante le apparenze, la gabbia non rappresenta di fatto una barriera in grado di tenere imprigionato lo spirito umano” (Steven C. Hayes, PhD- inventore dell’ACT –università del Nevada).