a cura della Dott.ssa Elisa Tenucci

Attraverso la Superhero Therapy si possono aiutare le persone che lottano con il proprio disagio creando delle connessioni con i loro personaggi fantastici di riferimento e incorniciando il lavoro con terapie supportate dalla ricerca, come la terapia cognitivo comportamentale (CBT) o l’Acceptance and Commitment Therapy  (ACT). E’ quello che è stato fatto con MATILDE , che grazie all’aiuto degli eroi protagonisti della serie tv “Shadowhunters” ha imparato ad accettare ed avere la meglio sul suo demone ANSIA.

Come si fa ad entrare in contatto con i nuovi adolescenti? Molto spesso entrare nel loro mondo si rivela un’impresa a dir poco frustrante: non sempre si riesce a capire quello che provano e a volte è facile pensare di parlare addirittura lingue diverse! “Whaaat?” (espressione tipicamente utilizzata per indicare una cosa che lascia i giovani senza parole, increduli).

Diverse ricerche hanno portato alla luce che li adolescenti non hanno un adeguato vocabolario emotivo che permetta loro di esprimere ciò che provano ma che, attraverso la condivisione delle proprie passioni, riescono a tirare fuori più facilmente i propri vissuti emotivi. Perché quindi non provare a parlare con loro dei film preferiti, di videogiochi, di fumetti e di serie tv?

La Dott.ssa Janina Scarlet, psicoterapeuta americana, ha creato un metodo attraverso il quale utilizzare elementi della pop culture per aiutare gli adolescenti ad esprimere quello che sentono permettendo così di migliorare la comunicazione con il mondo circostante. Ha pubblicato il manuale di auto-aiuto “Superhero Therapy” nel quale sono descritte le storie di sei supereroi, ognuno dei quali affronta diverse problematiche psicologiche, le più diffuse in età evolutiva.

La Superhero Therapy è stata infatti pensata per agevolare i pazienti ad aprirsi. L’idea di fondo è che per vincere i problemi basta il superpotere dell’inventiva. Questo tipo di terapia è basata sia sulla lettura che sulla creazione di action comics. Ai pazienti viene chiesto di creare una storia, diventando così i protagonisti di un viaggio eroico, metafora della loro battaglia. Il supercattivo è, dicendolo in termini ACT, il demone, o meglio ancora la problematica riferita. Le difficoltà, in questo modo, vengono lette in chiave diversa, diventano le debolezze tipiche dei supereroi come ad esempio: la perdita dei genitori, l’isolamento, la depressione e, nel caso di Matilde, l’ansia. L’aspetto potente della fantasia è che le storie sono ambientate nella realtà contemporanea, in questo modo aiutano i ragazzi senza farli allontanare troppo dalla vita di tutti i giorni. La Superhero Therapy aiuta proprio in questo: spostare i problemi su storie esterne alle vicende personali fa sì che i pazienti parlino più apertamente e lo stesso accade nel momento in cui sono loro stessi a creare un racconto.

Qual è quindi la funzione di far leggere un action comics o parlare di una serie tv durante la terapia? Diventano li strumenti attraverso cui, bambini e adolescenti ,descrivono il dolore che provano. Anche i più grandi possono beneficiare della Superhero Therapy, non è raro infatti che anche gli adulti fatichino a raccontarsi perché si vergognano di ammettere le debolezze o di accettare il fatto che hanno bisogno di aiuto. Chi meglio di Superman, in questo caso? Supereroe ma con una debolezza: la kryptonite. Un semplice esempio per capire un concetto che non sempre è facile da accettare: nessuno di noi è invincibile.

Durante le sedute parlare con i pazienti di supereroi, ma anche di altri personaggi provenienti da mondi fantastici diversi, come Harry Potter, può rivelarsi molto funzionale: può aiutare l’individuo a migliorarsi, a diventare a sua volta un “supereroe”.

Cosa ha di speciale questa terapia? Il problema riferito è solo l’inizio, non tutta la storia, perché ogni supereroe ha dovuto affrontare un episodio drammatico della sua vita per diventare quello che è.

E questo ce lo racconta anche Matilde, che voleva a tutti i costi sconfiggere il suo Demone dell’Ansia e la continua lotta con questa oscurità le portava via forza e vitalità ma è riuscita a trovare grazie all’aiuto di Alec, Jace, Isabelle e Clary, il coraggio di andare avanti, e si è lasciata istruire da Shadowhunters sulle migliori tecniche di combattimento:

A me piace pensare di essere una di loro: una Shadowhunter impavida, coraggiosa, altruista che sconfigge i suoi demoni. Mi immagino di avere una spada in mano, mentre cammino per le strade di New York. Tacco dodici, abbigliamento total black, accompagnata da Jace, Alec, Izzy e Clary. All’improvviso compare un demone davanti a me: il demone dell’ansia. Alec mi ha spiegato che quello è un tipo particolare di demone: è alimentato dalla mia paura, e più ne ho più lui diventa più forte, mentre io mi indebolisco. Gli altri non li nota, vuole solo me. Clary si avvicina a me per disegnare una runa che avrebbe rispedito il demone da dove è venuto, ma viene bloccata da Jace “Deve farcela da sola”. Così comincia uno scontro: cerco di fare del mio meglio per ucciderlo e rispedirlo ad Edom, ma niente. Continua a colpirmi, ogni colpo che ricevo lui sembra aumentare di dimensioni. Continuo a combattere, finché non crollo a terra. Mi risveglio nel mio letto. La testa mi pulsa e la gola mi brucia. Ho bisogno di bere. Noto Alec, seduto su una sedia vicino ai miei piedi. Mi chiede come sto, ma rispondo con un’altra domanda.

“Come faccio a sconfiggerlo?”

“Non puoi, Matilde. Il demone dell’ansia non si sconfigge, devi conviverci, devi imparare ad accettarlo come una parte di te: solo così lo renderai inoffensivo. Comparirà solo quando sarai in ansia, ma lui non vuole farti del male, il suo compito è quello di aiutarti a diventare più forte. Quando la sua missione sarà finita tornerà da dove è venuto, ma adesso hai bisogno di lui, anche se non te ne rendi conto. Impara ad amarlo, ridici su: solo in questo modo potrai dire di aver sconfitto l’ansia”.