a cura della dott.ssa Valeria Rossi

Ludovica (*) non è quel numero sulla bilancia ed il suo valore personale non è più visto come un qualcosa da quantificare e misurare. È una Donna che ha scelto di raccontare l’esperienza vissuta in prima persona nella stanza di terapia.

Sin da piccola non ho mai percepito il mio corpo realmente mio. Una malattia cronica diagnosticata nella prima infanzia mi ha portato ad alternare periodi in cui perdevo peso ad altri in cui aumentavo senza un apparente controllo. La terapia farmacologica che dovevo assumere non aiutava e faceva sì che io mi sentissi spesso affamata.  È  stata proprio l’incapacità di poter controllare quella che ero fisicamente che ha portato alla mancata consapevolezza di chi fossi come donna, a lottare costantemente per essere diversa da quell’immagine riflessa nello specchio in cui non mi riconoscevo.

Quando stavo male perdevo appetito, chili e diventavo emaciata. Non appena le medicine iniziavano a fare effetto, l’appetito tornava ed era nervoso, prepotente e incontrollabile. Nell’adolescenza ho iniziato ad avere delle vere e proprie abbuffate. Nella mia testa c’era il blackout e qualcosa di più forte prendeva il sopravvento sul mio arbitrio. Mi dirigevo verso la dispensa senza nemmeno accorgermene, iniziavo a mangiare i biscotti uno dietro l’altro, non riuscivo a fermarmi fintanto che il sacchetto non era quasi finito. All’improvviso tornavo ed era come svegliarsi dopo un incubo, i sensi di colpa mi invadevano e dovevo rimediare. Provavo ad indurmi il vomito, ma non riuscivo a farlo. Ad oggi penso che sia stata la mia salvezza perché il circolo vizioso non poteva andare avanti, potevo solo abbuffarmi senza però compensare.

Nel giro di pochi anni ho intrapreso varie “diete” in cui vivevo in un regime di controllo qualitativo e quantitativo sul cibo: ogni boccone doveva essere pesato, misuravo le calorie di tutti gli alimenti, escludevo diverse pietanze…era diventata un’ ossessione. Sottostare a regole rigide ed autoimposte era stressante, la mia ansia aumentava e lentamente, di nuovo, perdevo la capacità di arbitrare le mie decisioni. Ero come un animale in gabbia, appena la porta si apre e percepisce sulla sua pelle la sensazione della libertà corre libero, senza fermarsi, per recuperare tutto il tempo perso mentre era rinchiuso. Questa ero io: dopo mesi di prigione mentale in cui controllavo tutto, all’improvviso le catene che mi ero creata si spezzavano e ritornavo a mangiare senza potermi controllare.

Mi pesavo molte volte al giorno, ero ossessionata da quel numero. Sentivo che il mio valore come persona dipendeva da quella cifra. Io ero il mio peso. Quando entravo in una stanza mi sentivo gli occhi addosso, come se tutti stessero guardando le mie cosce e come quel maglione sottolineava la pancia. Mentre parlavo con gli altri, mi sentivo giudicata per il mio aspetto fisico.

Tutto questo succedeva sempre, in ogni momento, tutti i giorni per molti anni.

A Luglio 2017 ho deciso che dovevo essere io a prendere in mano le redini della mia vita, da troppi anni la mia ossessione prendeva le decisioni al posto mio. Ho iniziato la psicoterapia ed è stato un anno difficile, mi sono guardata dentro, ho pianto, ho lottato, mi sono esposta ed ho capito.

Oggi se mi guardo allo specchio vedo una giovane donna di cui ho imparato a conoscere le forme, a rispettare e ad apprezzare i suoi pregi ma anche i suoi difetti, perché anche questi fanno parte di me. Non mi identifico più con il mio peso e non mi sento più giudicata dagli altri. La bilancia non mi ossessiona e la uso solo una volta a settimana, addirittura succede che dimentichi di pesarmi! Mi viene da sorridere a pensare che sono la stessa persona, che poco più di un anno fa non vedeva l’ora di tornare a casa per montare sulla bilancia e controllare il proprio peso dopo una pizza fuori con gli amici. Non ho più le crisi isteriche di pianto davanti all’armadio, in cui mi provavo tutti i vestiti senza trovarne uno che andasse bene e mi ripetevo “non ho niente da mettermi, mi sta tutto male, mi faccio schifo!”. Ora semplicemente mi vesto ed indosso gli abiti senza scrutare ogni minimo dettaglio.

Non essere più ossessionata dal cibo e in ansia per il mio peso ha portato a diminuire il carico di stress in tutti gli ambiti, dall’università ai rapporti personali e perfino nello sport.

Grazie anche al percorso intrapreso insieme alla dietista, ho imparato a mangiare senza regole rigide ma sfruttando le buone abitudini di una sana alimentazione. Abbiamo capito qual è il mio peso naturale e lo sto mantenendo senza ansie e preoccupazioni. Non perdo più il controllo quando mangio, semplicemente perché non ho più bisogno di dovermi controllare, ho imparato a mangiare e mi sento libera di alimentarmi come meglio preferisco senza restrizioni nè abbuffate.

Grazie a questa esperienza non sono più in lotta per diventare quella che non sono, sto accettando me stessa  e mi sento finalmente libera di vivere.

(*) Nome di fantasia. Sono state omesse tutte le informazioni che avrebbero potuto rendere identificabile la paziente.