a cura della Dott.ssa Lavinia Lombardi

Capita spesso di ascoltare all’uscita di una scuola o ad un parco, un gruppo di mamme che descrive con brevi frasi il “carattere” dei propri figli: “con Ilaria è stato tutto difficile, con Sofia è tutta un’altra storia!” oppure “con Andrea non abbiamo avuto gli stessi problemi di Gabriele, lui è terribile!”. È molto comune, ed anche ovvio, parlare della propria esperienza genitoriale, è meno scontato però, che le difficoltà di rapportarsi con propri figli siano imputabili esclusivamente al loro “carattere”. Senza ombra di dubbio ogni bambino ha un temperamento diverso, ma il suo comportamento non dipende solo da ciò, si plasma sia allo stile educativo adottato dal genitore, sia alle sue brevi esperienze di vita.

Lo stile educativo ha un ruolo fondamentale perché può rinforzare le caratteristiche temperamentali problematiche e spesso i genitori ne sottovalutano l’incisività.
I seguenti stili educativi disfunzionali possono innescare una serie di difficoltà nei bambini:

  • Stile iperansioso;
  • Stile iperprotettivo;
  • Stile ipercritico;
  • Stile perfezionistico.
  • Stile incoerente.

lo stile iperansioso è caratterizzato dalla volontà del genitore di preservare il bambino da ogni danno fisico “non correre che cadi e finiamo all’ospedale”, “non saltare che ti spacchi la testa!”. Il genitore mostra la minaccia e il pericolo dietro ogni azione spontanea del figlio, ciò facendo comunica che il proprio comportamento deve essere sempre “sotto controllo”, altrimenti potrebbe accadere qualcosa di terribile. Non è difficile pensare che con tale stile educativo il bambino potrebbe temere ogni cosa, provare ansia di fronte cose poco controllabili per lui ed avere il bisogno di ricercare sicurezza attraverso la vicinanza della figura di riferimento.

Lo stile iperprotettivo prende forma dalla volontà del genitore di eliminare qualsiasi frustrazione, sofferenza o fastidio dalla vita del bambino. Il genitore teme che ogni esperienza spiacevole possa diventare un trauma che segnerà per sempre il figlio e spesso si sente in colpa se non riesce ad eliminare tutte le possibili fonti di disagio.
Ma che conseguenze può avere tale stile? Può generare bambini con bassa tolleranza alla frustrazione, con maggiore livello di ansia e scarsa capacità di affrontare relazioni diverse da quelle a cui sono abituati. Con l’atteggiamento iperprotettivo, involontariamente, si comunica sfiducia nelle potenzialità del bambino, che si sentirà sicuro solo in presenza del genitore.

Esattamente opposto è lo stile iperpcritico, attraverso il quale il genitore critica costante in modo diretto e chiaro oppure in modo sottile. Il genitore ipercritico adotta una vasta gamma di comportamenti svalutanti: rimbecca, rimprovera eccessivamente, biasima, monta in cattedra, fa il moralista su ogni cosa, svaluta senza accorgersene ed è sempre attento a cogliere in fallo il figlio. Impegnato costantemente a far tutto ciò, non si accorge dei comportamenti adeguati e quindi non li rinforza attraverso complimenti o sorrisi accettanti. È frequente, quindi, che insorga nel bambino il timore di sbagliare o di essere disapprovato, quindi tenderà ad evitare situazioni che possano metterlo in difficoltà, generando la credenza di essere “sbagliato” e “inadeguato”. Il bambino potrebbe sensibilizzarsi ad emozioni di rabbia e/o vergogna: mentre la prima può essere manifestata con esplosioni o con azioni autolesive, la seconda la può esprimere evitando tutte le situazioni che generano vergogna, quindi impara a non esporsi al giudizio degli altri in quanto immagina che sia aspro e critico.

Lo stile perfezionistico è adottato dal genitore convinto che il proprio figlio debba “riuscire bene” in tutte le cose che fa e che il valore di un bambino (e di se stesso) dipenda dai successi che egli riesce a conseguire. Tale stile genera il timore di essere non solo disapprovato come nello stile precedente, ma anche rifiutato se non riesce ad eseguire una cosa in modo perfetto. Ciò incrementa i livelli di ansia del bambino, soprattutto quando si cimenta in qualcosa di impegnativo (compiti, esami, gare, ecc.) proprio perché l’errore viene vissuto come una catastrofe. Tale stile potrebbe sensibilizzare il bambino ad emozioni come l’ansia ed il senso di colpa. La prima potrebbe essere sperimentata, per esempio, mentre svolge un’attività e per timore di sbagliare controlla molto ciò che fa; la seconda, può provarla in caso di errore, ad esempio potrebbe colpevolizzarsi per non essere stato abbastanza bravo da non sbagliare. Si innesca, così, un circolo vizioso di ansia e senso di colpa.

Infine, i genitori che adottano uno stile incoerente tendono a gratificare o a punire a seconda del proprio umore anziché in base aIl’adeguatezza o meno del comportamento del bambino. Quindi, in alcuni giorni lo rimproverano per i suoi errori senza stabilire con lui delle regole chiare, in altri non ne menzionano neanche una e in altri ancora ne dichiarano infinite. Di conseguenza vengono a mancare dei punti di riferimento per il bambino, il quale non riesce a riconoscere se un comportamento è più o meno appropriato. È molto probabile che per sopravvivere a questo stile “caotico”, il bimbo impari ad opporsi su tutto, rendendo la relazione e la convivenza con lui molto difficile oppure potrebbe verificarsi il caso opposto, ossia dipendere completamente della figura di riferimento.

Avere consapevolezza del proprio stile educativo è fondamentale sia per comprendere quali comportamenti del bambino vengono rinforzati inconsapevolmente, sia per capire quali credenze disfunzionali modificare.

I bambini correggono più facilmente le proprie condotte in risposta ad un cambiamento degli stimoli derivanti dalle figure di riferimento e se  fossero in grado di esprimere il proprio disagio potrebbero dire:

  • “caro genitore iperansioso, posso capire il reale pericolo solo se esploro e misuro le mie capacità…”
  • “caro genitore iperprotettivo, non è detto che soffrendo resterò traumatizzato per tutta la vita; anzi, giuste dosi di sofferenza mi preparano alla vita…”
  • “caro genitore ipercritico, accetta i miei difetti e cerca di avere la pazienza di insegnarmi a cambiare, ma nel frattempo cambia prima tu, così vedrai come è difficile farlo…”
  • “caro genitore perfezionista, fammi sbagliare! Non sarà una tragedia se non sarò il primo…”
  • “caro genitore incoerente, se ti dico sempre di no e rifiuto ogni tua idea è per crearmi un mondo stabile, dammi poche regole, chiare e precise e per piacere non cambiarle quando sei arrabbiato o quando sei felice …”

Approfondimenti:
Buonanno C., Capo R., Romano G., Di Giunta L., Isola L. (2010). Caratteristiche genitoriali e stili di Parenting associati ai disturbi esternalizzanti in età evolutiva. Psichiatria e Psicoterapia