A cura della Dott.ssa Pinochi Sara e della Dott.ssa Davini Francesca
Si è appena concluso l’evento organizzato dalla SITCC sezione toscana, su “Diagnosi e terapia dei disturbi dello spettro autistico” che ha visto la partecipazione di professionisti operanti in ambito dell’età evolutiva e, nel suo pubblico, di alcuni membri dell’Associazione Culturale Studi Cognitivi Pandora.
L’apertura dei lavori è avvenuta con il benvenuto da parte del Direttivo SITCC che ha introdotto gli argomenti e le finalità della giornata per poi proseguire con il primo intervento del Dott. Michele Rossi, Psichiatra e Psicoterapeuta (Centro ricerca e ambulatori della Fondazione San Sebastiano, Misericordia di Firenze). La sua relazione “I disturbi della spettro autistico: dai sintomi CORE alla psicopatologia” ha evidenziato fin da subito l’importanza di un approccio multidisciplinare complesso a questo tipo di disturbi, che comprende deficit nella comunicazione e nell’interazione sociale e schemi di comportamenti, interessi o attività ristretti e ripetitivi, tale da favorire un trattamento quanto più personalizzato sulle specifiche esigenze del soggetto. A partire da un excursus storico dove Bleuler è stato il primo a parlare di autismo nel 1911, siamo passati per le diverse definizioni contenute nelle edizioni del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) fino ad arrivare all’attuale di “Disturbi dello spettro autistico” (DSM-5), che riflette un approccio più dimensionale. Secondo quanto riportato dal Dott. Rossi, in questi soggetti sembra esserci una maggiore presenza di comportamenti problema, quali scoppi di rabbia, aggressività, autolesionismo e discontrollo, ed una sostanziale vulnerabilità psichiatrica a vari disturbi (Depressione, Disturbi D’ansia, ADHD, Disturbo del controllo degli impulsi), che sembra peggiorare significativamente il decorso e la prognosi. Alla luce delle problematiche cliniche che possono insorgere, sono dunque necessarie numerose ed approfondite valutazioni in grado di condurre ad un’attenta diagnosi e di conseguenza, ad un trattamento tagliato su misura.
Il secondo intervento tenuto dalla Dott.ssa Rita Di Sarro, Psichiatra, Piscoterapeuta (Responsabile, Programma Integrato Disabilità e Salute, AUSL Bologna) dal Titolo “L’Approccio Neurocomportamentale nel trattamento di comportamenti problema nell’autismo” prende spunto dall’esperienza dell’equipe bolognese, presso Il Kennedy Krieger Institute di Baltimora, una struttura dedicata alla valutazione e al trattamento di bambini e giovani adulti con disabilità dello neurosviluppo e disabilità intellettiva con severi problemi comportamentali. Ciò che è stato evidenziato è che i disturbi del comportamento possono avere molte cause e dunque comparire per una sintomatologia dolorosa, essere concomitanti a disturbi del sonno o essere associati a scarse abilità di comunicazione ed adattamento; allo stesso tempo possono essere mantenuti dall’ambiente, dal rinforzo sociale o da disturbi psichiatrici. Gli interventi devono quindi integrare aspetti comportamentali e farmacologici, alla luce del fatto che aree cerebrali deputate a determinati comportamenti sembrano essere influenzate dall’azione dei farmaci: ne è un esempio il Serenase (Aloperidolo), che diminuisce selettivamente comportamenti di evitamento.
Il Dott. Niccolò Varrucciu, psicologo e psicoterapeuta (Centro di Psicoterapia Cognitiva Firenze, Programma Integrato Disabilità e Salute, AUSL Bologna), con la sua relazione dal titolo “Psicoterapia di Gruppo dei Disturbi dello Spettro Autistico” ha affrontato un aspetto deficitario specifico caratterizzante questi stessi soggetti, ossia la capacità e l’abilità di inferire gli stati mentali altrui così da comprenderne i pensieri, le opinioni, i desideri e le intenzioni. Meglio conosciuta come Teoria della Mente, è stata dunque evidenziata l’ipotesi secondo cui persone con Disturbi dello Spettro Autistico non riescano a svilupparla o presentino difficoltà in relazione a tale ambito, mostrando conseguentemente una vasta gamma di anomalie comportamentali.
In un profilo ad alto funzionamento, ne sono un esempio la scarsa empatia e comprensione letterale, l’esplosione emotiva incontrollata e immotivata e la difficoltosa interiorizzazione dei sentimenti.
Su altri aspetti caratterizzanti i Disturbi dello Spettro Autistico è stata fatta luce dalla Dott.ssa Franca Carzedda, psicologa e psicoterapeuta (Scuola di specializzazione cognitiva APC-SPC, équipe età evolutiva) con una relazione dal titolo “Disregolazione Emotiva e Autolesionismo nell’Autismo” che ha ben evidenziato come tale capacità di regolazione emotiva sia deficitaria nei soggetti con questo disturbo. In particolare, ciò che è stato evidenziato è che fattori caratterizzanti i Disturbi dello Spettro Autistico tra cui bassa inibizione, sensibilità ai cambiamenti, rigidità cognitiva e scarsa flessibilità, sembrano determinare la messa in atto di comportamenti autolesivi i quali hanno una funzione sia regolatoria di situazioni ad alta o bassa attivazione emotiva sia di comunicazione con l’esterno.
L’ultimo intervento della giornata è stato tenuto dal Dott. Francesco Scibelli, psicologo e psicoterapeuta (Ospedale Pediatrico Bambino Gesù), la cui relazione “Il Parent Training nei Disturbi dello Spettro Autistico” ha ripercorso l’ampia varietà di interventi di Parent Training disponibili, probabilmente riconducibili all’eterogeneità e stessa varietà dei Disturbi dello Spettro Autistico. Una prima distinzione importante è stata fatta tra supporto genitoriale focalizzato sulla conoscenza, in cui il bambino è il destinatario indiretto dell’intervento, e terapia mediata dai genitori, in cui differentemente il bambino usufruisce in modo diretto dello stesso. Il supporto genitoriale si articola poi nella coordinazione della cura e nella psicoeducazione, la quale non solo, ha la finalità di favorire nei genitori una maggiore conoscenza e competenza nel prendersi cura del bambino, ma anche una riduzione dello stress e del senso di isolamento; parallelamente, un esempio di terapia mediata dai genitori per i sintomi core è il PACT, basato sull’empowerment del genitore e sull’assenza del passaggio di competenze.