A cura di Dott.ssa Elisa Tenucci e Dott.ssa  Silvia Timitilli

La separazione della coppia rappresenta un evento critico nel ciclo di vita delle persone che porta alla destabilizzazione dell’intero nucleo familiare, producendo un cambiamento davanti al quale le modalità di funzionamento precedenti non sono più funzionali (Scabini e Iafrate, 2003).

Per la coppia genitoriale la separazione rappresenta una transizione che è caratterizzata da momenti di crisi e di successiva riorganizzazione o disorganizzazione che portano ad una ristrutturazione sia a livello personale che sociale, conducendo ad una nuova definizione di ruoli e dinamiche relazionali.

I figli rimangono coinvolti in questi importanti cambiamenti, che vanno ad incidere nelle loro abitudini quotidiane e nei loro contesti di vita, richiedendo nuovi adattamenti, soprattutto nelle modalità relazionali verso i genitori. Tutto questo va a diminuire il loro senso di sicurezza e stabilità necessario ad un sano sviluppo.

Nei momenti antecedenti alla separazione la coppia affronta periodi di conflittualità che possono essere più o meno elevati. L’esito più favorevole per i minori coinvolti si ha quando questi conflitti vengono risolti e i genitori riescono a superare la fine della relazione riuscendo ad espletare la loro funzione genitoriale, garantendo una continuità al legame genitore-figlio, fornendo a quest’ultimo un riferimento affettivo ed educativo stabile. Ciò è possibile attraverso l’attivazione di risorse individuali, interne alle figure genitoriali, o tramite l’attivazione di risorse esterne alla famiglia.

Al polo opposto troviamo le situazioni in cui la separazione non rappresenta il culmine della conflittualità ma bensì ne è solo la punta dell’iceberg. Molto spesso accade che il conflitto venga ampliato dalle aule di Tribunale, dalle battaglie legali per la contesa dei figli, dalla loro collocazione e dal diritto di visita: i bambini restano purtroppo testimoni e vittime di questi scontri e ne subiscono le conseguenze. I sentimenti di dolore, di sconfitta, di tradimento, di senso di colpa e la sete di vendetta fanno sì che si erga un muro al posto dell’accettazione della fine del rapporto di coppia: i figli diventano così un mezzo per mantenere in vita il legame con l’ex partner, per colpirlo e denigrarlo. Il protrarsi del clima conflittuale dopo la separazione e il rimanere intrappolati in una relazione disfunzionale determina situazioni di forti disagi nei figli e può creare le premesse per il possibile generarsi di forme di maltrattamento.

Nella separazione conflittuale, per almeno uno dei due partner, il distacco assume il significato di una “rottura interna”, incidendo profondamente nel senso d’identità personale e non facilitando il graduale allontanamento dagli investimenti emotivo-affettivi e dal progetto di vita che consentirebbe, invece, di giungere al vero e proprio “divorzio psichico” (Cigoli, 2000). Il partner è dunque trattenuto in un “legame disperante” (Cigoli, Galimberti e Mombelli, 1988), ovvero quel legame che viene mantenuto attraverso il conflitto e che trova ragione nell’impossibilità emotiva di separarsi dall’ex-partner. È all’interno di tale legame disperante che il figlio viene utilizzato come strumento per colpire e denigrare l’ex-coniuge, mantenendo così in vita il legame con quest’ultimo.

Molte ricerche hanno mostrato l’alta correlazione tra la conflittualità dei genitori e lo scarso adattamento dei figli alla separazione: non è tanto l’evento critico dei genitori che si separano a causare disagi nei figli ma bensì la modalità in cui gli adulti si relazionano tra loro. È l’alta conflittualità tra gli ex coniugi che prepara il terreno fertile per le conseguenze negative per il benessere dei figli.

Bibliografia:

  • R. Luberti e C. Grappolini , “Violenza assistita, separazioni traumatiche, maltrattamenti multipli”; Erikson (2017)