a cura della Dott.ssa Martina Perini

Il filosofo Zygmunt Bauman in un articolo su il Messaggero ha definito i ragazzi di oggi la “look down generation”: cioè la generazione che guarda in basso. Connessi ininterrottamente alla rete, sempre raggiungibili e con lo sguardo rapito dai display degli smartphone.

Con il diffondersi dei social networks i rapporti interpersonali si sono modificati radicalmente ed è cambiato anche il nostro modo di comunicare.

Si parla di problematiche e di rischi connessi all’uso di queste nuove tecnologie, a partire dal cyberbullismo fino a giungere all’isolamento sociale perché le relazioni fruibili via web sono molto spesso superficiali.

Ma internet può, se usato consapevolmente, essere una risorsa utile, talvolta preziosa. Basti pensare a chi ha familiari o amici oltreoceano che attraverso applicazioni come Facetime o Skype può comodamente vedere in tempo reale. In un passato non troppo remoto questi contatti venivano portati avanti per corrispondenza e telefonate costosissime che non permettevano di “sentirsi vicini”. Inoltre questo strumento offre possibilità enormi che questo in campo lavorativo, permettendo di aprirsi a nuovi mercati.

Ultimamente si sente sempre più parlare di web-therapy o psicoterapia online; in altri paesi come negli USA o in Australia è una pratica già consolidata ed utilizzata, mentre da noi suscita spesso una iniziale diffidenza, proveniente soprattutto dalle vecchie generazioni. I timori maggiori da parte dei pazienti possono essere il non avere un rapporto diretto e privilegiato con il terapeuta, la mancanza di sufficiente privacy o  problemi di connessione al web.

In Italia questo strumento è stato recentemente regolamentato dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi che ha emanato nuove linee guida nella “Digitalizzazione della professione e dell’intervento psicologico mediato dal web”, documento recepito dal Consiglio Nazionale nella seduta del 3 marzo 2017.

Già negli anni 50 lo psicoanalista Leon Saul iniziò a parlare negli USA di “telephone analysis” che si affiancava alle tradizionali sedute: “ci si chiede se l’idea di utilizzare la moderna tecnologia del telefono, come aggiunta alla tecnica psicoanalitica, incontrerà una scandalizzata resistenza, (…) Ogni procedura tecnica è solo un mezzo per uno scopo”.

Tornando ai nostri giorni secondo delle ricerche effettuate presso l’Università di Zurigo e l’Università di Lipsia la psicoterapia cognitivo comportamentale on-line ha la stessa efficacia della terapia classica nella cura del disturbo depressivo.

Quali sono i pregi di questa nuova modalità di fare terapia? Innanzitutto la comodità e maggior flessibilità nel fissare gli orari e le date delle sedute, essendoci meno vincoli legati anche agli spostamenti. Poi il fatto di essere a casa propria, in un posto accogliente e conosciuto. Grazie al video vengono mantenuti gli scambi visivi, espressivi, parte fondante delle tecniche più recenti di psicoterapia (mentre un tempo ricordiamo Freud che sedeva addirittura di spalle rispetto al paziente). Come sappiamo in psicoterapia è fondamentale il setting con le sue regole perché è una tutela preziosa per la buona riuscita del lavoro terapeutico.

Pensa che, una volta regolamentato il setting, la psicoterapia online possa diventare veramente uno strumento in più a disposizione, una risorsa che permette di valicare tante situazioni di oggettiva difficoltà nel rendere possibile un incontro “vis à vis” paziente-terapeuta. Come sono stati introdotti mail, sms o messaggi Whatsapp nella pratica di lavoro la prossima frontiera potrebbe essere proprio la E-THERAPY.

 

Riferimenti bibliografici

Manfrida G.M., Gli sms in psicoterapia, Antigone Edizioni, Torino 2010.

Manhal-Baugus M., E-Therapy: Practical, Ethical and Legal Issues “CyberPsychology § Behavior”, vol.4, Issue 5, pages 551-563, October (2001).

Cook J.E., Working Alliance in Online Therapy as Compared to Face to FACE Therapy: Preliminary results “CyberPsycholgy and Behavior”, vol.5, number 2 (2002).

Saul L.J., A note on the telephone as a technical aid. “Psychoanaltic Quarterly”, 20, pages 287-290 (1951).

Wagner B., Horn A.B., Maerker A., Internet-based versus face-to-face cognitive behavioral intervention for depression: a randomized controlled non-inferiority trial, “J Affect Disord”, Jan, pages 152-154; 113-121 (2014).