Psiche e differenze di genere
Ulrike Saettoni, Marco Saettoni
Introduzione
Femmine e maschi provano emozioni e sentimenti allo stesso modo? Hanno le stesse abilità nel riconoscere i propri ed altrui stati d’animo? Questo breve lavoro introduce alcuni elementi di discussione sull’argomento.
Sono necessarie alcune premesse: innanzitutto è bene sottolineare la differenza tra i due concetti di “sesso” e “genere”. Il sesso rappresenta l’insieme delle caratteristiche biologiche che distinguono le femmine e i maschi. Ad esempio nell’essere umano il corredo cromosomico è formato da 23 coppie di cromosomi, 22 delle quali sono dette autosomiche; l’ultima coppia è formata invece dai due cromosomi sessuali, i quali appunto determinano il sesso della persona (XX per le femmine e XY per i maschi); un’altra distinzione biologica sono i diversi ormoni prodotti e le differenze riproduttive, come la gravidanza e la menopausa.
Il concetto di genere è stato introdotto dai medici statunitensi J. Money, prima, per i suoi studi sui casi di ermafroditismo e R. Stoller, poi, nel suo lavoro Sex and Gender. The Development of Masculinity and Feminility (1968) dove definisce il genere come il grado di mascolinità o femminilità presente in un individuo. Il genere si deve riferire quindi ad un ambito socio-culturale: esso viene definito dai comportamenti, dalle attività che la società distingue in femminili e maschili. Rappresenta perciò una sfera più ampia dell’individuo rispetto al sesso, essendo il risultato dell’interazione tra sesso e comportamento sociale e psicologico di una persona, con influenze etniche, religiose, sociali, educative. Così, grazie all’introduzione della differenza tra sesso e genere, è stato possibile studiare non solo gli uomini o solo le donne, ma insieme, nelle loro relazioni e differenze. La differenza tra sesso e genere si può spiegare in parole semplici nel pensiero della famosa Simone de Beauvoir, autrice de “Il secondo sesso”: «Donna non si nasce, si diventa». Mentre il sesso è determinato dalla natura, il genere si forma con la cultura, a prescindere dal dato biologico. Filosofe femministe degli anni ’70 e ’80 si sono soffermate su questa differenza e hanno studiato come certi tipi di società abbiano condizionato differenze di genere tramite stereotipi e ruoli sociali.
La Medicina di Genere
Le differenze tra uomo e donna sono state trascurate per molto tempo e, solo negli ultimi decenni in campo medico hanno sentito la necessità di dover introdurre una nuova branca della medicina, che potesse accogliere le differenze di genere nelle sue scelte terapeutiche. È stato nel 1998 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha preso atto delle differenze di genere e già nel 2002 ha richiesto che queste fossero considerate nelle pratiche standard di tutti i suoi programmi. Si prenda nota però che la Medicina di genere non si propone di studiare solamente malattie che colpiscono in modo prevalente le donne o gli uomini, ma piuttosto affrontare adeguatamente tutte le malattie in cui il sesso e il genere influenzano la fisiologia e la fisiopatologia.
Come mai è necessario questo cambiamento nella medicina?
- Per prima cosa generalmente nel passato l’uomo era diventato il modello standard per gli studi farmacologici, anche se ciò poteva essere giustificato poiché era necessaria una maggior cautela dovuta a ragioni di tutela della salute della donna e del suo sistema riproduttivo più complesso. Sta di fatto però che escludendo le donne dalle sperimentazioni farmacologiche e dai trattamenti di prevenzione delle patologie non sempre queste risultavano pienamente adeguate alle esigenze femminili (essendo diverse anche da punti di vista cardiologico, metabolico, ecc.).
- Le donne in generale si ammalano di più. (ISTAT 2008)
- Le donne assumono più farmaci degli uomini e ne subiscono anche di più le reazioni avverse.
- Le donne hanno un maggior rischio di malattie autoimmuni.
- Nelle donne è maggiore l’incidenza di fratture al femore.
- Gli uomini sono a maggior rischio di cancro.
- Gli uomini hanno maggior rischio di malattie cardiovascolari in età più giovane.
Per questi motivi è possibile, con la medicina di genere, centrare l’attenzione sulla cura del paziente con trattamenti più efficaci e innovativi. In ogni caso non sono state solo le differenze biologiche a stimolare l’organizzazione della medicina di genere. È stato considerato un lato, per così dire, più sociale: infatti le differenze di genere, come già detto prima, si formano anche attraverso i comportamenti e i ruoli che la società distingue in femminili e maschili. Il problema si crea quando queste norme e valori che distinguono i due generi sfociano in disuguaglianze. Queste disuguaglianze causano poi effetti negativi nella salute dei pazienti da entrambi i lati, sia maschi che femmine.
- In molti Paesi per esempio, le donne sono considerate inferiori agli uomini e così vengono rifiutate loro le cure mediche necessarie.
- In alcune culture è permesso fumare solo agli uomini, di conseguenza quasi solo gli uomini si ammalano di cancro ai polmoni.
- In genere gli uomini tendono a cercare cure mediche solo quando la malattia è già ad uno stadio abbastanza avanzato.
- Gli uomini hanno scarsa attitudine alla prevenzione.
- Altra componente culturale la troviamo per esempio nel Sud-Est asiatico dove le donne non riconoscono i sintomi delle malattie e per questo non sono trattate adeguatamente.
Si può facilmente concludere che le disuguaglianze di genere sono pericolose per la salute di entrambi i sessi, sia che siano provocate da differenze biologiche sia che siano un risultato culturale. La medicina di genere in questo caso permette di saper adattare le terapie di tutte le malattie in base alle differenze di genere, al fine di poter dare al maggior numero di persone la migliore cura.
Principali differenze di genere anatomo-funzionali
Ma quali sono le differenze anatomiche tra il cervello maschile e quello femminile? Mentre il numero dei neuroni sembra resti invariato nei maschi e nelle femmine, cambia la grandezza del cervello: quello maschile è più grande di circa l’8% rispetto a quello femminile. Bisogna tenere conto però che non ci sono ancora dati a proposito di una proporzionalità diretta tra grandezza del cervello e maggior efficienza o capacità, anzi. In quello femminile, pur essendo di dimensioni minori, il rapporto tra la sostanza grigia, deputata alla risoluzione dei problemi e alle funzioni cognitive, e la sostanza bianca è più alto che nei maschi.
È significativamente differente anche il sistema di connettività all’interno dei due cervelli:
- Nei maschi sono prevalenti le connessioni all’interno di ciascun emisfero, fra parte anteriore e parte posteriore. Ciò si traduce in una maggiore abilità nelle attività visuospaziali e nel controllo dei muscoli motori. Inoltre generalmente gli uomini si trovano a essere più portati in ambiti matematici e meccanici, con una certa predisposizione nei compiti visivi (come ad esempio saper immaginare la traiettoria di un oggetto).
- Nelle femmine le connessioni invece avvengono a livello più interemisferico, tra parte destra e parte sinistra del cervello. Questa connettività viene associata con abilità linguistiche e verbali migliori. Le donne quindi, in esercizi legati al linguaggio, dimostrano di avere dei risultati migliori rispetto agli uomini; questi esercizi possono essere, ad esempio, saper memorizzare gli oggetti su un tavolo, saper pronunciare più sinonimi per la stessa parola o più parole che iniziano con la stessa lettera. Le femmine di solito sono più empatiche e hanno migliori capacità nel riconoscere le emozioni altrui. Quest’ultima abilità è dovuta ad una maggiore attivazione del sistema dei neuroni specchio (SNS), di cui hanno anche una maggiore massa grigia rispetto agli uomini; questa maggior facilità di attivazione permette una più rapida elaborazione delle informazioni a connotazione emotiva.
Queste differenze si potrebbero ricondurre a specifiche necessità evolutive: con il bisogno di dover garantire cure e protezione ai nostri cuccioli, al nostro gruppo, diventa importante una suddivisione dei ruoli. Ai maschi diventano funzionali le spiccate abilità visuo-spaziali (che rendono più semplice la caccia e la ricerca del cibo) mentre, per le femmine, lo sviluppo del linguaggio favorisce l’accudimento e la crescita armoniosa della prole. Grazie alla forte attivazione del SNS, le madri garantiscono ai figli un adeguato apprendimento e crescita emotiva.
Dalla differenza cromosomica alla differenza di genere
Ma qual è la causa che determina queste differenze non di certo trascurabili tra maschi e femmine? Quando comincia la differenziazione? Nel periodo prenatale, gli organi sessuali esterni cominciano a svilupparsi solo al terzo mese, in una serie di processi di differenziazione, controllati da fattori genetici e ambientali. Gli ormoni infatti sono determinanti nella differenziazione degli organi sessuali e anche delle strutture cerebrali. Durante la pubertà i cambiamenti che avvengono all’interno del corpo di un individuo, sia comportamentali che ormonali, rafforzano l’identità sessuale che la persona sviluppa durante l’adolescenza e l’età matura. In medicina è importante quindi tenere conto sì delle differenze di genere per la terapia, come già detto in precedenza, ma anche considerare la fascia di età. Questo perché i livelli degli ormoni sessuali variano durante la vita e nella donna anche semplicemente nel corso delle varie fasi del ciclo mestruale. Gli ormoni sessuali cui ci riferiamo sono:
- il testosterone, l’ormone principale prodotto dagli uomini (ma in piccole quantità secreto anche nelle femmine), tra gli altri androgeni prodotti nella fase embrionale, ha il compito di determinare la differenziazione maschile. La produzione di testosterone diminuisce, ma non si esaurisce, fino all’adolescenza, periodo in cui aumenta nuovamente: in questa fase il testosterone induce il cambiamento non solo dell’organo riproduttore, ma anche di altri aspetti come l’ingrossamento della laringe, con conseguente abbassamento della voce, oppure lo sviluppo di tessuto muscolare o la distribuzione di peli sul corpo. Il testosterone è connesso ad una maggiore aggressività comportamentale; da alcuni studi è stato visto che negli individui incarcerati per stupro e/o omicidio, il livello medio di testosterone era più alto che in detenuti per furto. In più non bisogna dimenticare l’influenza dell’ambiente sul fenotipo: un maschio che si occupa della cura della prole, mostra un aumento dell’ormone prolattina, ormone coinvolto nella lattazione ma anche nei meccanismi di attaccamento.
- Nelle donne i principali ormoni sessuali sono due, gli estrogeni ed il progesterone. Gli estrogeni vengono prodotti in quantità variabile, ciclicamente, dalla pubertà per tutta l’età fertile, per poi subire un deciso aumento all’inizio della gravidanza e stabilendosi durante quei nove mesi. La riduzione è brusca dopo il parto, ma riprende i suoi valori ciclici con la ricomparsa dei flussi mestruali. Durante la menopausa i valori oscillano e diventano imprevedibili, tanto che causano l’irregolarità dei cicli e poi la progressiva scomparsa. In alcune malattie psichiatriche come anche in alcuni tipi di demenza, si registrano delle ricadute in periodi dove il livello di estrogeni è più Il legame tra malattie psichiatriche e livelli di estrogeni è evidente anche in casi di malattie gravi ad insorgenza precoce, come la schizofrenia che tende ad avere decorso più grave nei maschi. Le proprietà principali degli estrogeni sono di tipo immunomodulatorio e neuroprotettivo, agendo sia sulla componente infiammatoria che su quella degenerativa e ciò avrebbe appunto azione protettiva nei confronti di tale patologia per la quale si suppone una forma di deterioramento a carico del già citato SNS. Gli estrogeni inducono un aumentato utilizzo della serotonina, neurotrasmettitore di fondamentale importanza per la buona qualità dell’umore e il controllo delle reazioni ansiose. Inoltre riducono la sensibilità e la densità dei recettori per la dopamina (altro importante neurotrasmettitore implicato nelle psicosi) fattore che spiega la maggiore incidenza di ricadute schizofreniche durante la menopausa o in fase premestruale, quando si riducono i livelli ormonali. Il progesterone è secreto durante la seconda metà del ciclo mestruale. La sua è un’azione modulatoria sui cosiddetti recettori GABA-ergici, gli stessi recettori sollecitati dai farmaci ansiolitici. L’effetto di questa azione è di tipo sedativo e anestetico e può tornare utile somministrare l’ormone prima di coricarsi per stimolare la sua azione sedativa. Gli estrogeni compiono una sintesi dei recettori per il progesterone e ne potenziano l’azione ansiolitica.
Traducendo questi dati in un’ottica epidemiologica si nota che per quanto riguarda i disturbi dell’umore, nelle donne prevalgono nettamente i disturbi che vedono coinvolti soprattutto i neurotrasmettitori su citati come le forme di tipo depressivo ricorrente e le forme ad andamento stagionale mentre per ciò che concerne i disturbi d’ansia, il disturbo di panico ed il disturbo d’ansia generalizzato sono 2-3 volte più comuni nelle femmine e la fobia sociale lo è 3-4 volte di più ed il disturbo da stress post-traumatico è ancora più prevalente rispetto ai maschi. D’altra parte la probabilità di subire violenza varia dal 16% al 50% per le donne e, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una donna su cinque subisce un tentativo o uno stupro nel corso della vita (WHO, 2002).
Dal biologico al sociale
La società svolge un ruolo determinante nella differenziazione di genere nel corso della vita del singolo individuo. Fin dalla prima infanzia il bambino viene condizionato non solo dai messaggi inviati dal pensiero comune attraverso il mondo dello spettacolo e della pubblicità, dove i comportamenti e le attitudini maschili e femminili sono ben definiti e standardizzati, ma anche dalla divisione dei ruoli all’interno della propria famiglia. Crescendo, la persona va incontro a numerosi stimoli esterni che la indirizzano a definire la propria identità di genere: nel mondo scolastico prima, e nel mondo del lavoro, poi. Gli stereotipi di genere sono quelli che portano ad una discriminazione all’interno del mondo lavorativo: le donne generalmente sono sottopagate rispetto agli uomini che svolgono lo stesso lavoro e per avanzare di posizione nel mondo lavorativo devono andare incontro a dei vincoli, legati alla disuguaglianza di genere. I suddetti vincoli sono:
- la “segregazione orizzontale” che vede le donne e gli uomini concentrati in diversi settori lavorativi. Ciò porta una disparità a livello di carriera, pensioni, ecc.;
- la “segregazione verticale”, dove donne e uomini sono concentrati in diversi gradi di comando e responsabilità, con conseguente svantaggio retributivo.
La segregazione verticale, influenzata dalle discriminazioni di genere, porta ad un ridotto accesso a ruoli di leadership da parte delle donne. Gli stereotipi che entrano in gioco in questa differenziazione, vedono la donna come poco autorevole, la cui competenza necessita di essere dimostrata. Possiamo distinguere tre “stili” di leadership all’interno di un gruppo:
- autoritario: in questo caso il leader è l’unico ad avere, appunto, l’autorità di dare ordini agli altri componenti del gruppo. Egli darà poca importanza alle relazioni interpersonali, concentrandosi più sul raggiungimento degli obiettivi e impostando una struttura a piramide in cui può avere maggior controllo della situazione. Gli aspetti negativi che però può trasmettere questo tipo di leader sono di tipo relazionale e anche però di condivisione: gli altri componenti del gruppo sono poco stimolati ad aprirsi e perciò non esiste uno scambio di sapere;
- lassista: si può dire che sia al polo opposto rispetto al tipo di leader autoritario. Questo tipo infatti, prediligerà le relazioni interpersonali, distribuendo il ruolo di leader tra gli altri componenti e dando poca importanza al raggiungimento dei propri compiti. Gli aspetti positivi e negativi vengono da sé: ci sarà uno scarso apprendimento e una scarsa relazione leader-gruppo, ma le relazioni interpersonali emotivo-affettive saranno privilegiate;
- democratico: è sia dal punto di vista produttivo che relazionale, migliore rispetto ai precedenti. L’importanza è distribuita tra l’apprendimento e le relazioni interpersonali, senza trascurare né l’uno ne le altre. La leadership viene in questo caso condivisa, ogni tanto, con gli altri componenti del gruppo. Attraverso una leadership democratica si ottengono solo risultati positivi, con una discreta acquisizione dei contenuti e buone relazioni sia tra pari che con il leader.
Fatta la distinzione tra i tre, la domanda che viene da porsi è su quale modalità di leadership si orientino di più le donne e su quale invece, gli uomini. Le donne sembrano preferire lo stile democratico, più flessibile e generalmente più efficiente. Dagli studi negli anni novanta della University of Southern California, hanno osservato che il cervello maschile e femminile funzionavano in modo diverso in condizioni di stress. Questa differenza si riferiva alla diversa attivazione delle zone del cervello coinvolte nella percezione delle emozioni altrui: nelle donne lo stress aumentava le capacità empatiche, al contrario degli uomini. Le donne di solito tendono ad essere più interattive con gli altri componenti del gruppo, più disponibili all’ascolto e alla condivisione di contenuti. Gli uomini invece preferiscono attivarsi per cercare subito le soluzioni al problema. Infatti di fronte alla risoluzione di una stessa difficoltà, per esempio di fronte ad un labirinto, nelle femmine si attivano zone di corteccia parietale e prefrontale destra, zona connessa al linguaggio e alle emozioni, mentre i maschi utilizzano maggiormente l’ippocampo sinistro, che si riferisce a comportamenti improntati all’azione visuo-spaziale.
Conclusione
La differenza di genere è un argomento di discussione ancora aperto e molto recente, per cui largamente dibattuto. Si può affermare che esistono nette differenze anatomiche e funzionali nel cervello femminile rispetto a quello maschile; esse sono determinate dal diverso assetto ormonale e sono evolutivamente orientate per cui appare sempre più opportuno abbandonare valutazioni su presunte superiorità o inferiorità dell’una o dell’altro, abolire stereotipi culturali veramente anacronistici e lavorare sulla complementarietà delle funzioni. Infine, emerge ancora una forte di necessità ulteriori approfondimenti scientifici. Dal punto di vista sociale sarebbe di fondamentale importanza favorire, o almeno non ostacolare, l’ascesa verticale femminile in posizioni di leader, sia perché giustamente etico ma anche per un maggiore raggiungimento degli obiettivi.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
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