A cura della Dott.ssa Silvia Timitilli, Psicologa Psicoterapeuta, e del Dott. Alessandro Arcangeli, Consulente e Docente in materia di sicurezza sul lavoro

Il 4 Maggio ci troveremo ai blocchi di partenza della ormai famosa Fase 2. Se, per molti di noi, le novità introdotte dall’ultimo DPCM non comportano cambiamenti sostanziali, altrettanto non può essere detto riguardo al mondo del lavoro.

Alcune aziende hanno già ripreso l’attività lavorativa e altre si accingeranno a farlo e per ciascuna di queste realtà si porrà una nuova e importante sfida: come tutelare la salute dei lavoratori durante questa crisi sanitaria?

Secondo le norme vigenti in Italia (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.), i datori di lavoro sono tenuti a valutare tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, con il fine ultimo di individuare le adeguate misure di prevenzione e di protezione atte a garantire (anche nel tempo) adeguati livelli di salute e sicurezza.

Prima della pandemia i rischi che le aziende e i datori di lavoro si trovavano a dover gestire erano rischi derivati dall’ambiente in cui i lavoratori operavano: ad esempio le attrezzature adoperate e le sostanze chimiche utilizzate. L’attuale emergenza sanitaria introduce, invece, una novità sostanziale in questo ambito: l’ingresso nel luogo di lavoro di un agente di rischio “esterno”, non derivato specificatamente dal tipo di attività svolta e comunque in grado di mettere a rischio la salute dei propri dipendenti.

Compito di tutti noi e, in questo caso, di tutte le imprese, che necessitano di riprendere la propria attività, è adottare tutte le opportune misure per prevenire i contagi.

A tal proposito il protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus COVID-19 negli ambienti di lavoro, sottoscritto fra il Governo e le parti sociali e integrato il 24 Aprile 2020, definisce i nuovi criteri con cui dovranno essere gestite le attività produttive in tal senso.

Molte sono le misure che i datori di lavoro dovranno adottare per coniugare la prosecuzione delle attività con la garanzia di salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro e delle modalità lavorative: mantenimento il più possibile delle distanze di sicurezza; uso di idonei Dispositivi di Protezione Individuale (mascherine e guanti); corretta sanificazione dei locali; efficace informazione e formazione del personale.

Quali possono essere i vissuti di un dipendente che torna a lavorare in azienda dopo la fase di quarantena? 

Da una parte potremo immaginarci che questa persona sia contenta della ritrovata libertà e del progressivo recupero di una vita “normale”, ma allo stesso tempo potremmo ipotizzare che sperimenti ansia. 

Come mai prova questa emozione? Ritornare nell’ambiente di lavoro significa esporsi a un rischio di contagio potenzialmente maggiore rispetto a quando si trovava recluso in casa. La percezione di questo rischio e l’ansia relativa saranno tanto più elevate quanto più è elevata la percezione dell’entità della minaccia che dovrà affrontare.

Quali elementi determinano questa percezione? Nella formula di seguito riportata sono riassunti questi fattori e le loro reciproche relazioni:

In questa formula il significato dei simboli utilizzati è: 

  • M = entità della minaccia
  • p = probabilità attribuita alla possibilità che si verifichi l’evento temuto, es. in azienda ritengo che il contagio sarà più probabile rispetto alla mia abitazione perché nell’ambiente transita un maggior numero di persone; 
  • V = gravità dell’evento temuto, es. il contagio può comportare un ricovero in terapia intensiva, la morte o perfino la morte dei propri cari se verranno da noi contagiati; 
  • I = imminenza attribuita all’evento temuto, ad esempio, rispetto ai giorni trascorsi in casa in quarantena, la minaccia del contagio appare più imminente da quando ci troviamo in azienda e entriamo in contatto con colleghi, fornitori, ecc.; 
  • PI = potere interno, ovvero il potere che ci attribuiamo di saper fronteggiare l’evento temuto e le sue conseguenze, ad esempio la nostra capacità di lavarci in modo corretto le mani e/o di indossare e togliere i guanti monouso in sicurezza; 
  • PE = insieme dei poteri esterni cioè di quei fattori, non direttamente sotto il nostro controllo, che possono aiutare a fronteggiare l’evento temuto, ad esempio la messa in atto di corrette procedure di sanificazione in azienda, presenza di idonei D.P.I., soluzioni idroalcoliche e barriere distanziatrici all’interno del luogo di lavoro. 
  • Il segno di moltiplicazione rappresenta il fatto che l’azzeramento di una delle variabili al numeratore annulla la minaccia; il segno di divisione rappresenta il fatto che l’aumento del denominatore non annulla mai del tutto la minaccia pur potendola ridurre grandemente; e il segno di addizione indica che fra i poteri interni e quelli esterni vi è una relazione semplicemente cumulativa. 

Dunque tanto più riterrò grave, probabile e imminente il rischio di contagio sul luogo di lavoro e, allo stesso tempo, tanto meno mi sentirò in grado, ad esempio, di indossare correttamente la mascherina e/o tanto meno sono informato sulle misure adottate dal mio datore di lavoro a tutela della mia salute, tanto maggiori saranno l’ansia e lo stress che sperimenterò una volta rientrato in azienda.

Quali sono gli interventi possibili per ridurre la percezione di minaccia nei lavoratori e il conseguente stress sperimentato? 


Tra le misure di prevenzione l’informazione e la formazione, al pari di un dispositivo di protezione, svolgono una funzione essenziale per il controllo dei rischi lavorativi. 

L’informazione è il complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro (art. 2 del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.). Ad esempio consegnare/affiggere dépliant informativi sulle regole da seguire per mantenere la distanza di sicurezza e su come lavarsi adeguatamente le mani con acqua e sapone.

La formazione è il processo educativo attraverso il quale trasferire, ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale, conoscenze e procedure utili all’acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e all’identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi (art. 2 del D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.). Esempi di interventi di formazione sono percorsi didattici e-learning o lezioni in modalità videoconferenza durante i quali un esperto illustra i possibili rischi e le azioni di prevenzione e protezione da adottare anche da un punto di vista pratico (es. come indossare correttamente la mascherina fornita in dotazione).

Su quali fattori agiscono questi interventi al fine di garantire il benessere psicologico dei lavoratori? 

Entrambi i tipi di interventi agiscono sulla percezione del potere, interno ed esterno, di far fronte alla minaccia. 

Ad esempio, trovare affisso, vicino ai lavandini all’interno dei servizi igienici, un dépliant informativo che illustra la corretta procedura di detersione delle mani agirà sia sulla percezione del proprio potere interno (mi sentirò in grado di effettuare la procedura in sicurezza anche laddove insorga un dubbio) sia sulla percezione del potere esterno (mi sentirò all’interno di un ambiente più sicuro, in cui sono state messe in atto tutte le misure possibili volte alla tutela della mia salute). 

Allo stesso modo, gli interventi di formazione tramite e-learning o videoconferenza saranno pensati per trasmettere l’importanza delle misure di sicurezza, la loro efficacia nella prevenzione del contagio (es. portando dati di ricerca), le procedure con cui metterle in atto correttamente e, in ultima istanza, motivare i lavoratori ad adottare queste misure incrementando, allo stesso tempo, la loro percezione di efficacia nell’attuarle.

Le misure di prevenzione, in ultima analisi, SE BEN ATTUATE, consentiranno non solo di tutelare il benessere fisico e psicologico dei lavoratori, ma anche di contenere e prevenire i contagi così da poter uscire il prima possibile da questa emergenza.

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:

Mancini F. e Gragnani A. (2005). L’esposizione con prevenzione della risposta come pratica della accettazione. Cognitivismo Clinico 2, 1, 38-58

“Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”, 24 Aprile 2020 – reperito al seguente link: https://www.cisl.it/attachments/article/16039/Protocollo%20condiviso%2024%20aprile.pdf

https://www.ispettorato.gov.it/it-it/strumenti-e-servizi/Pagine/Testo-unico-salute-e-sicurezza.aspx
https://www.puntosicuro.it/sicurezza-sul-lavoro-C-1/tipologie-di-contenuto-C-6/informazione-formazione-addestramento-C-56/l-importanza-dell-efficacia-della-formazione-alla-sicurezza-AR-12271/