di Dario Pappalardo

Dallo scoppio dell’emergenza di Covid-19 sono spuntate, come era facilmente prevedibile, offerte a prezzi stracciati di terapie. Una in particolare è arrivata ad offrire terapie a 10 euro a seduta (nel frattempo l’offerta è sparita dal web). Non che sia strano, ma col Covid-19 il fenomeno ha assunto una diffusione capillare.

Il CNOP da parte sua ha caldeggiato l’azione degli psicologi nell’intervento a sostegno delle ricadute psicologiche dell’emergenza e lo ha fatto fra gli altri con un video nella sua pagina Facebook “Consiglio Nazionale del’Ordine degli Psicologi”, ancora disponibile nella nota piattaforma social, che vede protagonista l’attrice e influencer Carolina Rey intenta a valorizzare con un breve speech di un minuto il ruolo dello psicologo in questo difficile momento, per la campagna #psicologicontrolapaura e l’iniziativa #psicologionline. Tale iniziativa prevede la disponibilità di un elenco di professionisti pronti ad “aprire” i propri studi per dare “una parola di conforto e una mano” a chi la volesse, come dice candidamente Carolina. Qualcuno, guardando questo video, potrebbe domandarsi che differenza intercorre fra un prete e uno psicologo. Nel sagace speech di cui sopra questa differenza stenta a farsi notare.

Il video inoltre manda un messaggio di disponibilità all’aiuto da parte di tutti gli psicologi senza peraltro prevedere nuove iniziative di aumento dell’organico di psicologi in seno al SSN, almeno per il momento. Davanti ad un’emergenza servono più unità di personale, ma se non vengono messi a disposizione soldi per il loro impiego, sopravviene il sospetto che si voglia chiedere aiuto volontario a colleghi liberi professionisti anch’essi colpiti duro sul piano economico dall’emergenza, il che è una contraddizione in termini. Il volontariato non si chiede. Si offre. E se alcuni colleghi lo offrono a richiesta non si tratta di volontariato spontaneo. E può diventare concorrenza sleale.

Le conseguenze di iniziative come questa sono il rischio di svalutazione della professione e la percezione da parte dell’opinione pubblica che lo psicologo è lì “per dare una parola di conforto”, banalizzando chiaramente il ruolo, lo status, e i sacrifici che questi professionisti fanno per lavorare al meglio e in linea con gli standard scientifici internazionali.

E quindi, come da titolo, perché alcuni psicoterapeuti arrivano a chiedere 10 euro a seduta?

Perché, al di là di ogni ulteriore, e dirimente, osservazione, sui grandi numeri, e di questi si parla, la legge della domanda e dell’offerta, come una spada di Damocle, cala anche sulla testa dei liberi professionisti della salute e sui servizi da loro offerti, con le dovute precisazioni.

E i professionisti che offrono il loro servizio ben lo sanno cosa significa vivere in una città dove esercitano 2000 invece che 1000 colleghi, sanno anche cosa significa sentirsi dire “ah, ok, le farò sapere” dopo aver riferito al potenziale paziente la cifra, neanche troppo alta, del proprio onorario; conoscono bene anche i costi degli affitti per gli studi e le continue spese per gli aggiornamenti. E sanno che c’è sempre qualcuno più preparato e che magari si vende meglio. Insomma, per dirla breve, conoscono bene cosa signidica la concorrenza. Giova riflettere su questi semplici assunti.

Grafico del rapporto fra Domanda e offerta di lavoro: effetto della crescita della curva di domanda

In microeconomia per domanda s’intende la quantità di consumo richiesta dal mercato e dai consumatori di un certo bene o servizio, dato un determinato prezzo e quanto spenderebbero se tale prezzo variasse.

Ci sono diversi fattori che influenzano la domanda, e qui vengono analizzati nel campo della professione psicoterapeutica:

  1. Il prezzo del bene acquistato: Quanto mi costa la salute mentale? se sono un paziente medio, quindi né benestante né indigente, alla ricerca di aiuto psicologico, il prezzo dell’onorario sarà un importante fattore di scelta. Al netto di ogni ulteriore valutazione che invece ricade nel novero delle aspettative soggettive, il prezzo del servizio, a parità di condizioni, determina una maggiore domanda ad un minor costo della prestazione (due professionisti con caratteristiche percepite molto simili ma con un prezzo diverso vedranno più probabilmente propendere il paziente medio verso il prezzo più basso; di conseguenza, un abbassamento collettivo di prezzo determinerà un aumento della domanda, con un aumento generale del numero pro capite di individui richiedenti i servizi di salute mentale)
  2. Il prezzo dei beni complementari e succedanei: nel campo dei servizi di salute mentale si contano centinaia di diversi approcci alla cura psicoterapica riconosciuti dal ministero della salute, ognuno con un proprio approccio teorico, pratico e organizzativo nell’erogazione di cura (a parità di caratteristiche, un terapeuta che per il suo approccio teorico pratico è indirizzato, in termini generali, a proporre due sedute a settimana e ad un prezzo comunque non calmierato, vedrà concorrenti, il cui approccio predilige una sola seduta allo stesso prezzo, avere maggiore domanda; allo stesso modo, se vi sono altri professionisti non psicoterapeuti, in assenza di vincoli o efficaci apparati di controllo, che propongono di risolvere lo stesso problema ad un prezzo più basso, potranno essere scelti da una fetta della torta di domanda per lo stesso motivo.)
  3. Il reddito del consumatore: di conseguenza il luogo in cui si lavora. Ci sono stati più ricchi e più poveri, comuni più ricchi e più poveri. Gli psicoterapeuti costano tanto e finiscono per diventare un cosiddetto bene di lusso, cioè riservato a pochi, e motivati, individui. Ma accanto ad una élite di relativi benestanti si trova una sterminata massa di persone meno abbienti dove peraltro la psicopatologia si concentra di più. Se i servizi pubblici sono insufficienti a far fronte a questa domanda, può nascere una fetta di mercato a prezzi calmierati diretta a carpire questa domanda… Fino ad arrivare a proporre, ad esempio, 10 euro per seduta.
  4. Le aspettative soggettive dei consumatori: Cosa si aspettano i clienti dal servizio di psicoterapia? Molte cose che non sono sintetizzabili in questa sede ma che possono essere ridotte ad un’unica formula magica: “la chiave di volta per il loro problema principale”. In ambito di ricerca si parla di teorie naif sulla cura e sul disturbo, cioè a cosa un non addetto ai lavori attribuisce la causa del proprio malessere e cosa crede adatto come cura, e quindi quale professionista sia più indicato per la risoluzione del problema. Ogni ambiente, e ogni individuo, ha la sua teoria del disturbo e della cura e una maggiore e minore apertura a rivedere questa teoria. E ogni professionista ha i propri metodi per convincere della efficacia della propria techne. Tali metodi possono essere indipendenti dall’effettiva qualità della prestazione erogata e possono portare quindi avanti chi si pubblicizza meglio rispetto a chi lavora tecnicamente meglio. L’instillazione di aspettative è un’arte comunicativa e premia il miglior divulgatore, che però sappia poi tenere fede a quanto promesso, almeno in parte.
  5. Il costo del denaro: pagare in euro o in dollari ha la sua differenza a seconda del tasso di cambio.
  6. L’elasticità o la rigidità della domanda: Una domanda molto elastica varia notevolmente in seguito ad un minimo aumento o riduzione del prezzo; la rigidità della domanda indica invece la costante in funzione dell’offerta variabile. Ciò significa che all’aumento del prezzo, la domanda cala lentamente. Questo succede ai beni di lusso. Ma, checché se ne dica, la psicoterapia non sarebbe un bene di lusso. Vi si ricorre anzi quando sopravviene una motivazione esterna o interna abbastanza forte, che va mantenuta nel tempo. Se un diamante è per sempre, una psicoterapia, per essere lunga a sufficienza per intervenire su quadri complessi, deve essere sostenibile e tarata sul target anche economicamente. A meno che non vi siano vincoli sul tariffario, chiedere di più o di meno fa sempre la differenza, e ciò può indurre a ricorrere a groupon per rendersi allettanti e farsi conoscere. Eppure ci sono colleghi che hanno prezzi altissimi ma anche grande domanda. Come si spiega? La psicoterapia non è un bene semplice, come il pane. Non è essenziale ma spesso salva la vita, e ancor più spesso ne migliora sensibilmente la qualità. Se sei l’unico a trattare un certo target la domanda sarà rigida, se il target sarà ampio sarà molto più elastica. E poi vale sempre il principio secondo cui chi occupa per primo uno spazio diventa un riferimento e rende la domanda dei propri servizi duratura, quindi rigida. I latecomer dovranno invece più facilmente sopportare la volatilità della domanda.
  7. Bisogni del consumatore: di cosa hanno bisogno i clienti, che può differire anche dalle loro aspettative (eg: il paziente con disturbo bipolare che avrebbe bisogno di intervento anche sulla fase ipomaniacale ma che si ritiene invece sano quando si trova nella suddetta, ha “bisogno” di un terapeuta che sappia trattare anche questo aspetto)? Hanno bisogno di un esperto che sappia rispondere in maniera mirata e personalizzata al quadro clinico che si presenta loro. Uno psicoterapeuta esperto nel trattamento della Sindrome di Tourette risponderà al bisogno di cura di questo disturbo presente in un’area territoriale specifica di competenza.

L’altra parte dello scambio in economia è l’offerta. Per offerta si intende la quantità di un certo bene o servizio che viene messa in vendita in un dato momento a un dato prezzo, nel caso in discussione, la prestazione psicoterapeutica. Essa viene influenzata da diversi fattori:

  1. Costi di produzione: quanto costa diventare psicoterapeuta? Cognitivista? Psicodinamico? Quanto costa aprire uno studio con p.iva in Italia o all’estero? Affitto? Mantenimento dello studio? Mantenimento del Brand o affiliazione? Quanto costa rimanere aggiornati? Partecipare a convegni e pubblicare ricerche per rendersi interlocutori affidabili agli occhi di potenziali invianti o di potenziali clienti? Molto. Ma se non lo faccio la prestazione può scadere, può scadere la mia affidabilità percepita, e il mio nome può smettere di girare o non ingranare mai. Oppure posso offrire molto più tempo di terapia ad un prezzo minore, perché minori sono i costi di gestione e di aggiornamento, ma di minor qualità sia percepita che oggettiva. I colleghi noteranno la differenza, ma i non addetti ai lavori, deboli della loro inesperienza, delle loro aspettative soggettive e di facili scorciatoie economiche, possono scegliere questa strada. Non sono da biasimare. Prendono solo delle decisioni in base a valutazioni euristiche nel rapporto qualità percepita e prezzo della prestazione offerta. La qualità è di pochi ed è a domanda più rigida.
  2. Tecnologia: una migliore tecnologia comporta un’iniziale spesa maggiore per lo sviluppo dell’attività, ma poi riduce i costi di produzione e incrementa l’offerta. L’organizzazione per sedute online o l’utilizzo di apparecchiature di neurofeedback o biofeedback, ma anche l’utilizzo di software e protocolli specifici aumentano la capacità della prestazione sulla stessa unità di tempo. Ovviamente chi non si dota di certe strumentazioni ha minori uscite e può quindi ricorrere alla riduzione dei prezzi.
  3. Prezzi: in un mercato libero vengono decisi individualmente e mediamente adattati in base alla domanda e ai fattori da cui è influenzata. Questo vale anche per la psicoterapia, dove non vi sono limiti di tariffario se non quelli di adeguatezza all’importanza dell’opera e al decoro della professione, come da art 2233 CC, ripreso poi da ogni codice deontologico. Ci sono psicoterapeuti che arrivano a chiedere 400 euro e alcuni che scendono a 10 per seduta singola. E va detto che quello che chiede 400 euro ha pure qualcuno che è disposto a pagare quella somma, mentre chi chiede 10 euro può finire per essere considerato un cialtrone. Ulteriore gap è dato dal numero dei professionisti che è cresciuto esponenzialmente negli ultimi decenni, in linea con le altre professioni, esitando in una concorrenza serrata e, in assenza di sufficienti impianti sanzionatori che possano fungere da deterrente a comportamenti non deontologici, senza esclusione di colpi.
  4. Politiche governative: nel caso della psicoterapia, le politiche sono implementate dalla legge sulle attività autonome e dall’indirizzo deontologico del proprio ordine di appartenenza. La liberalizzazione dei tariffati professionali (in realtà per gli psicologi non sono mai esistite tariffe vincolanti ma solo indicative) spingono alla concorrenza, e i vincoli deontologici danno garanzie all’utenza ma limitano l’azione degli iscritti ad atti tipici della professione e a comportamenti debitamente prescritti, cioè in linea con la letteratura scientifica internazionale.  C’è poi una parte di tutela.

Su quest’ultimo punto, le politiche governative, torniamo al punto del CNOP di cui all’inizio dell’articolo, in qualità di ordine professionale, e individuiamo come sia impossibile mettere freno alla svalutazione se non con una riabilitazione dell’immagine della professione.

Per ordine professionale si intende una istituzione di autogoverno di una professione riconosciuta dall’art. 1, d.lgs.lgt. 382/1944 (Corte Cost. 284/86), avente il fine di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti; ad esso lo Stato affida il compito di tenere aggiornato l’albo e svolgere le funzioni disciplinari (cfr. il codice deontologico), tutelando la professionalità della categoria

La funzione di autogoverno di un ordine si esprime in adempimenti quali:

  • il governo deontologico della professione riguardo a comportamenti censurabili del professionista che non rientrano nella legge ordinaria, nei quali casi possono essere disposte sanzioni proprie, o sussidiarie, come l’ammonimento, la sospensione e la radiazione;
  • la tenuta e revisione dell’Albo degli iscritti;
  • la tutela delle funzioni proprie della professione, attraverso la segnalazione di abusi alla magistratura, ai sensi dell’art. 348 c.p.;
  • la partecipazione alle Commissioni di esame di Stato per l’abilitazione di un aspirante all’iscrizione;
  • l’espressione di pareri su materie che riguardano la categoria nei confronti di Enti e Istituzioni pubbliche;
  • gli atti di profilo amministrativo come il visto di congruità su fatture rilasciate dal professionista a clienti, e non pagate. La fattura diviene in tale circostanza un “titolo esecutivo” suscettibile di esazione anche coattiva.

In un articolo di ormai qualche anno fa, il dott Marcello Fontana, responsabile dell’Ufficio Legislativo della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) illustrava la sentenza n.238/15 del Consiglio di Stato, la quale, per sommi capi, stabilisce che il decoro non è parametro valido per verificare la tariffa professionale, poiché la previsione di compensi professionali in ogni caso adeguati all’importanza dell’opera e al decoro della professione è assicurata, nell’ordinamento nazionale, dall’art. 2233 del Codice Civile, che di per sé già rappresenta, quindi, un adeguato strumento a garanzia della qualità della prestazione e degli interessi dei consumatori. In questo senso l’obbligo di commisurare il compenso al decoro professionale si traduce, nella prassi, in una surrettizia reintroduzione dei minimi tariffari, eludendo così l’abolizione degli stessi disposta dal legislatore (art. 2 decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito in legge 4 agosto 2006, n. 248; art. 9 del decreto legge 24 gennaio 2012, n. 1, convertito in legge 24 marzo 2012, n. 27), con i conseguenti effetti restrittivi della concorrenza. Il fatto è di portata ecumenica, se non altro perché il fatto riportato riguarda l’ordine dei Geologi, ma investe tutti gli ordini professionali.

Questo toglie ogni potere di tutela che l’ordine può esercitare per i suoi iscritti per quanto concerne la segnalazione di abusi del decoro della professione, come indurrebbe a fare l’offerta di sedute a 10 euro, e di fatto impalla la potenza di fuoco sanzionatoria che ci vorremmo aspettare.

In tutti i codici deontologici, si fa riferimento al decoro dell’esercizio professionale o all’importanza dell’opera. A titolo di esempio:

L’articolo 54 “Esercizio libero professionale. Onorari e tutela della responsabilità civile del codice di deontologia medica del FNOMCeO recita:

 “Il medico, nel perseguire il decoro dell’esercizio professionale e il principio dell’intesa preventiva, commisura l’onorario alla difficoltà e alla complessità dell’opera professionale, alle competenze richieste e ai mezzi impiegati, tutelando la qualità e la sicurezza della prestazione. Il medico comunica preventivamente alla persona assistita l’onorario, che non può essere subordinato ai risultati della prestazione professionale. In armonia con le previsioni normative, il medico libero professionista provvede a idonea copertura assicurativa per responsabilità civile verso terzi connessa alla propria attività professionale. Il medico può prestare gratuitamente la propria opera purché tale comportamento non costituisca concorrenza sleale o sia finalizzato a indebito accaparramento di clientela.”

L’articolo 9 “doveri di probità, dignità, decoro e indipendenza” del Codice deontologico forense recita:

“1. L’avvocato deve esercitare l’attività professionale con indipendenza, lealtà, correttezza, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza, tenendo conto del rilievo costituzionale e sociale della difesa, rispettando i principi della corretta e leale concorrenza.

2. L’avvocato, anche al di fuori dell’attività professionale, deve osservare i doveri di probità, dignità e decoro, nella salvaguardia della propria reputazione e della immagine della professione forense”.

Per finire, nel codice deontologico degli psicologi italiani, l’articolo 23 recita:

“Lo psicologo pattuisce nella fase iniziale del rapporto quanto attiene al compenso professionale. In ogni caso la misura del compenso deve essere adeguata all’importanza dell’opera. In ambito clinico tale compenso non può essere condizionato all’esito o ai risultati dell’intervento professionale”.

Se l’opera non è così importante, può valere anche 10 euro. Qualcuno direbbe “è il mercato, bellezza!”