Lettera al mio mostro
Testimonianza raccolta dalla Dott.ssa Valeria Rossi
Ciao.
Non so bene cosa dirti, anche perché probabilmente sai già tutto, visto che sei nella mia testa.
Per molo tempo non ho saputo che tu fossi lì, ho sempre creduto di essere io a pensare certe cose e ad impormi di agire e comportarmi in una determinata maniera. Ma adesso so la verità e so come affrontarti.
Non è sempre stato così: a lungo ho ceduto ai tuoi ordini e ho creduto a quello che dicevi, mi sono convinta che davvero io fossi stupida, incapace, antipatica, insensibile, cattiva, egocentrica, brutta e grassa. Mi hai fatto credere di avere la “soluzione”, l’unica cosa che in quella tempesta di emozioni negative e incontrollate io potessi controllare, così che finalmente sarei piaciuta almeno un po’ a me stessa e, forse, a qualcun altro: il mio peso.
Io, fisicamente, non mi sono mai piaciuta e mi sono sempre vista grassa. Non ricordo un periodo della mia vita in cui io non fossi a dieta: sin dall’asilo sono stata sovrappeso e sin dalle elementari ho cercato di dimagrire. Ma la verità è che più stavo a dieta, più avevo fame, più mi sentivo brutta e grassa. Probabilmente mi sarei dovuta accorgere che non stavo bene molto tempo prima: da quando sono andata alle medie, dove tutte le mie compagne erano più basse e più magre di me. Avevo dei momenti di totale sconforto, in cui decidevo che per una settimana sarei stata ad una dieta ferrea, così che avrei perso quei due chili di troppo. Durante quei sette giorni non mangiavo niente, perdevo uno o due chili e quando la settimana finiva, io ero soddisfatta. A quel punto tornavo a mangiare, ma ogni volta sempre di meno e togliendo alcuni cibi dalla mia alimentazione. Sono arrivata in questo modo in seconda media sottopeso, senza ciclo e svenendo ovunque.
Mia mamma mi ha costretto a mangiare di più e io non posso dire che fossi triste di questo, d’altronde io adoro il cibo. Pian piano ho ripreso tutti i chili e mi sono sentita terribilmente grassa e in colpa: ho iniziato un’altra delle mie “settimane di dieta”, solo che quella volta non sono riuscita a smettere. Probabilmente eri riuscito ad insinuarti una volta per tutte nella mia mente.
Avevo quattordici anni e avevo appena iniziato il liceo. Studiavo tantissimo e, come al solito, non mi accontentavo mai dei miei risultati. Avevo problemi a fare amicizia con i miei compagni (sono sempre stata timida, ma mai così tanto) e mi sembrava che fossero tutti pronti a giudicarmi. Con i miei genitori non stavo passando un bel periodo: mio padre si arrabbiava con me per ogni minima cosa e mia mamma era come se non ci fosse. Vedevo pochissimo i miei unici amici, solo il sabato, e ogni volta che uscivamo insieme mi sembrava di essere sempre più lontana da loro.
Ovviamente tu mi hai convinto che la colpa di tutto questo fosse mia, perché per quanto mi impegnassi e provassi non ero mai abbastanza per niente. Mi odiavo così tanto.
I miei genitori si arrabbiavano sempre di più con me perché non mangiavo e io ormai piangevo sempre: a scuola durante le lezioni, mentre camminavo, mentre facevo sport. Ovviamente tu mi hai convinto che nessuno avrebbe dovuto sapere della mia tristezza, perché non avevo motivo di stare male: era tutta colpa mia.
In quel periodo probabilmente tu eri contento del mio dolore, perché ricordo benissimo che ero soddisfatta solo quando salendo sulla bilancia scoprivo di essere dimagrita o quando riuscivo a finire la giornata avendo mangiato solo una mela.
Quando ho ricevuto l’aiuto di cui avevo bisogno ho finalmente realizzato che la mia vita, non era più la mia. Pensavo solo al quanto avevo mangiato, a cosa avrei mangiato, a quanto ero dimagrita e a quanto le altre ragazze fossero più belle e più magre di me. Quelli erano i tuoi pensieri, non i miei: tu mi obbligavi a fare certe cose attraverso il senso di colpa e l’ansia, approfittandoti del mio periodo di difficoltà.
Guarire non è stato facile.
Molte volte mi sono chiesta (anzi tu mi hai chiesto) perché lo stessi facendo, visto che poi sarei ingrassata. Ho pianto, ho urlato, ho sofferto e tante volte ho pensato che quello che mi dicevano sul guarire non fosse vero.
Invece lo era.
Io non ho mai vissuto senza pensare costantemente al cibo, o almeno non ricordo un tempo in cui non l’ho fatto. Io non mi ricordavo come ci si sentisse quando si è felici, non mi ricordavo cosa voleva dire godersi una giornata con gli amici. Anche mentre stavo guarendo non ero mai davvero felice, non ridevo con il cuore e anche quado ero in compagnia di altre persone il mio unico pensiero era mangiare. Questo perché ero in sottopeso e finché lo si è non si può guarire davvero.
Mi ricordo che quando avevo ripreso a mangiare, con una dieta che manteneva il mio sottopeso, chiesi (anzi, tu hai chiesto) perché non potevo continuare ad assumere quel totale di calorie giornaliere, senza ingrassare o dimagrire. Ovviamente mi fu detto che era necessario che riacquistassi un peso normale. Eri così arrabbiato.
Adesso lo capisco perfettamente, anche se tu non lo accetti. Sono riuscita a sconfiggerti, passo dopo passo, perché avevo una tremenda voglia di essere felice, di fare una risata sincera, di passare un pomeriggio con i miei amici ed essere lì con i miei pensieri a godermelo.
La cosa più importante è stato capire che non ero io che pensavo certe cose, eri tu. Ci sono stati giorni in cui mi dicevo che quello che pensavi fosse giusto: in realtà eri tu che ti stavi dando ragione, facendomi credere come al solito che fossi io a pensarlo. Anche se sei nella mia testa e le tue parole risuonano nella mia mente con la mia voce, tu non sei me.
Adesso che sono guarita, guardando indietro mi rendo conto di quanto sono stata male. Quando penso a quei giorni mi fa male il petto e mi vengono gli occhi lucidi. Ma poi vedo a quella che adesso è la mia vita: sembra quasi surreale.
Adesso io posso dire di essere VERAMENTE felice e ogni volta che me ne accorgo sono ancora più contenta.
Ho degli amici che adoro con tutto il mio cuore e le giornate con loro sono divertenti come mai lo sono state, perché finalmente sono presente anche con i miei pensieri. La mia timidezza c’è ancora, sicuramente molto attenuata rispetto a prima, e ogni tanto mi sento in imbarazzo a parlare con le persone che non conosco bene. Probabilmente è il mio carattere, ma mi sono anche resa conto che posso lavorarci sopra. Il rapporto con i miei genitori è migliorato a dir poco: hanno capito le mie insicurezze e fragilità e hanno fatto del loro meglio per approcciarsi con me in modo differente. A scuola va molto meglio: adesso mi trovo molto bene con i miei compagni e siamo uniti (non nego che qualcuno non mi va molto a genio, ma è normale così) e sto cercando di dare meno peso ai voti, accettando che qualche volta possa andare un po’ peggio del solito.
Anche il mio rapporto con il cibo non è mai stato migliore: mangio quello che mi va e ormai ho smesso di pensarci sempre. Sono riuscita a riprendere a mangiare tutti i cibi che mi procurava ansia mangiare, riesco di nuovo a mangiare in pubblico senza essere in imbarazzo e non mi interessa più se ogni tanto mangio di più del solito.
Non nego assolutamente di avere dei momenti di maggiore difficoltà: mi capita ancora di sentirmi in colpa e di avere giornate in cui mi sembra di mangiare troppo. L’importante è riconoscere che quelli sono i tuoi pensieri, non i miei.
Spero a mai più, Anonima.