A cura della Dott.ssa Silvia Timitilli

Gli interventi di contenimento e prevenzione della diffusione del contagio da Covid-19 avranno molteplici ricadute. Uno degli ambiti che si ipotizza tra i più colpiti sarà l’economia, ma il rischio riguarderà anche il settore della salute mentale.

Nel presente articolo Reger e collaboratori (2020) svolgono una riflessione sui possibili rischi delle misure di contenimento negli Stati Uniti con particolare riferimento ad un ambito specifico della salute mentale, il rischio suicidario.

Come mai è importante affrontare questo argomento? Gli autori partono dall’analisi dei più recenti dati di letteratura: nel 2018 è stato evidenziato, negli Stati Uniti, il più alto tasso di suicidi dal 1941. È all’interno di questo contesto che l’emergenza COVID-19 ha colpito gli USA.

Misure di contenimento della diffusione di COVID-19 e rischio suicidario

Per frenare la diffusione del virus sono state intraprese azioni di sanità pubblica senza precedenti che consistono, prevalentemente, in interventi di distanziamento sociale, volti a ridurre il contatto umano. Mentre si prevede che tali azioni ridurranno il tasso di nuove infezioni, allo stesso tempo si ipotizza che queste misure implicheranno esiti negativi sul rischio suicidario, incrementandolo.

Come mai questo possibile incremento? I dati in letteratura sottolineano la centralità del contatto sociale come elemento chiave nella prevenzione del suicidio: le persone che presentano ideazione suicidaria sono soggetti che hanno una scarsa rete di supporto sociale e che, quando aumenta il rischio di suicidio, tendono ad isolarsi ulteriormente e a ridurre al minimo (fino a interrompere) qualunque tipo di relazione sociale.

Le misure per il contenimento della diffusione del COVID-19 implicheranno una serie di cambiamenti che impatteranno su alcuni dei principali fattori di rischio connessi al suicidio, in particolare:

  • Stress economico: la ricerca evidenzia come le recessioni economiche siano generalmente associate a tassi di suicidio più elevati rispetto a periodi di relativa prosperità. Le attuali misure di contenimento del contagio potrebbero avere una ripercussione negativa sull’economia degli Stati Uniti (e non solo) e aprire dunque all’eventualità di una recessione economica su scala nazionale e globale.
  • Isolamento sociale: le attuali misure di distanziamento sociale riducono la possibilità di attingere a un’importante risorsa preventiva del rischio suicidario, il contatto sociale. Come evidenziato in letteratura, inoltre, isolamento sociale e solitudine sono associati a una maggiore presenza di pensieri e comportamenti suicidari.
  • Diminuzione dell’accesso al sostegno comunitario e religioso: la chiusura di chiese e centri comunitari può contribuire ulteriormente all’isolamento sociale e quindi al suicidio. Molti americani, infatti, frequentano varie attività comunitarie o religiose e la frequenza settimanale di tali contesti è stata associata a un tasso di suicidio 5 volte inferiore rispetto a individui che non frequentano questi ambienti.
  • Ostacoli al trattamento della salute mentale: in questa fase di emergenza l’accesso ai servizi della salute mentale potrebbe essere difficoltoso a causa delle restrizioni imposte dalle misure di contenimento, come, ad esempio, appuntamenti annullati o la percezione, veicolata tramite notizie e immagini trasmesse dai mass media (es. reparti sovraffollati, notizie di importanti operazioni chirurgiche rimandate o annullate), di una minore disponibilità di supporto laddove necessario.
  • Malattia e problemi medici: l’esacerbazione dei problemi di salute fisica potrebbe incrementare il rischio per alcuni pazienti, in particolare per i soggetti anziani in cui la presenza di problemi di salute è associata a un maggior tasso di suicidio.
  • Esiti dell’ansia nazionale: l’attenzione dei mass media sull’argomento e il susseguirsi continuo di notizie in merito all’emergenza COVID-19 potrebbero costituire un importante fattore di stress incrementando i vissuti di ansia e depressione e il ricorso all’uso di sostanze, in particolare in quei soggetti con preesistenti problemi di salute mentale.
  • Tassi di suicidio negli operatori sociosanitari: gli appartenenti a questa categoria rappresentano già di per sé una popolazione a rischio suicidario, come evidenziato in letteratura, in cui molti studi documentano elevati tassi di suicidio tra le professioni mediche. Questo gruppo a rischio è ora in prima linea nella battaglia contro il COVID-19. Devono essere considerati anche altri fattori in grado di incrementare questo rischio come le preoccupazioni degli operatori sanitari in merito al rischio di infezione, l’esposizione al rischio per i propri familiari, notizie di colleghi malati, la carenza di dispositivi di protezione individuale necessari, strutture sopraffatte e stress sul lavoro. Questa popolazione specifica merita quindi servizi di supporto e prevenzione mirati.
  • Vendite di armi da fuoco: molte agenzie di stampa hanno segnalato un aumento delle vendite di armi negli Stati Uniti con l’avanzare dell’emergenza COVID-19. Le armi da fuoco sono il metodo più comune di suicidio negli Stati Uniti e la proprietà o l’accesso delle armi da fuoco e lo stoccaggio in un luogo non sicuro sono associati a un elevato rischio di suicidio.
  • Variazione stagionale dei tassi di suicidio: i dati di ricerca hanno messo in evidenza che, nell’emisfero settentrionale, i tassi di suicidi tendono a raggiungere il picco tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Ciò probabilmente coinciderà con la fase che vedrà attivi i massimi sforzi di prevenzione di COVID-19 potendo costituire un importante fattore di rischio ulteriore.

Possibili azioni di prevenzione del suicidio

Considerando i fattori appena descritti, che potrebbero incrementare ulteriormente il rischio di suicidio fino a costituire una vera e propria emergenza nazionale, appare evidente l’esigenza di riflettere su possibili azioni da intraprendere in direzione della prevenzione di questo fenomeno.

Gli autori indicano alcuni possibili interventi volti a migliorare gli sforzi già esistenti di prevenzione del rischio suicidario:

  • Distanza fisica, non distanza sociale: nonostante il suo nome, la distanza sociale richiede un distanziamento fisico tra le persone ma non un distanziamento sociale. È importante implementare gli sforzi per rimanere in contatto e mantenere relazioni significative tramite telefono o video, specialmente nei confronti di persone con sostanziali fattori di rischio per il suicidio.
  • Servizi di salute mentale telematici: durante questa emergenza, negli Stati Uniti, si sta assistendo ad una spinta verso un sempre maggior ricorso ai servizi di salute mentale tramite via telematica. Mentre in altri ambiti della salute mentale i servizi telematici erano già da tempo utilizzati e studiati, altrettanto non si può dire per gli interventi rivolti alla prevenzione del rischio suicidario. La necessità di incrementare interventi evidence-based in questo ambito specifico è stata notata per anni, in particolare nei contesti rurali, ma il timore di esiti avversi e successive cause legali ha frenato questo campo di ricerca e intervento. Un altro aspetto problematico, in merito a questa possibilità di intervento, riguarda le disparità nella disponibilità di computer o nell’accesso a connessioni internet ad alta velocità.
  • Aumentare l’accesso all’assistenza sanitaria mentale: man mano che si sviluppano e perfezionano le misure di prevenzione del contagio nei contesti sanitari sarebbe importante perfezionare la gestione degli individui che richiedono un accesso ai servizi per un’emergenza che riguarda la salute mentale. Lo screening dei sintomi da COVID-19, in base al quale si stabilisce l’accesso ai servizi, è al momento affidato a personale amministrativo, potrebbe invece essere utile affiancare ad esso il personale clinico con competenze specifiche per individuare e gestire i casi di emergenze riguardanti la salute mentale.
  • Prevenzione del suicidio a distanza: esistono alcuni interventi evidence-based di prevenzione del suicidio che sono stati progettati per essere gestiti in remoto. Ad esempio, alcuni brevi interventi di contatto (presenza telefonica) e l’intervento noto come “Caring Letters” (in cui delle lettere vengono inviate tramite mail) hanno ridotto i tassi di suicidio in studi clinici randomizzati. Interventi di contatto in follow-up possono essere particolarmente importanti per le persone positive per COVID-19 e che presentano fattori di rischio suicidio.
  • Notizie sui media: a causa dell’effetto del contagio suicidario, le notizie riportate sui media su questo argomento dovrebbero riportare sempre le linee guida per la gestione di questi casi e includere sempre il numero della linea telefonica nazionale specificatamente rivolta alla gestione dei suicidi (National Suicide Prevention Lifeline).

Un dato di ricerca sembra confortante: le percentuali di suicidio, nel periodo immediatamente successivo a catastrofi nazionali passate (ad esempio, l’11 settembre 2001 o attacchi terroristici), erano diminuite. Una possibile spiegazione di questo dato risiede nel cosiddetto effetto di aggregazione, in base al quale gli individui sottoposti a un’esperienza negativa condivisa potrebbero sostenersi a vicenda, rafforzando così la connessione sociale. I recenti progressi della tecnologia (ad es. le videochiamate) potrebbero ulteriormente facilitare questo effetto e dunque rappresentare un importante fattore protettivo.

Epidemie e pandemie potrebbero anche modificare le opinioni sulla salute e sulla mortalità, rendendo il concetto della vita più prezioso, la morte più temibile e quindi il suicidio meno probabile.

Bibliografia:

Reger M.A., Stanley I.H., Joiner T.E. (2020). Suicide Mortality and Coronavirus Disease 2019 – A Perfect Storm? JAMA Psychiatry