28/01/2013
“RICHIESTA PER LA DOTT.SSA CHIARA BRASCHI
Edoardo richiede:
Salve, sono un ragazzo di ventidue anni, spiego in breve il mio problema: sto attraversando un periodo di conflitti interiori e familiari che, suppongo, siano accentuati in questo momento dal disturbo di personalità di mia madre.
Io sono molto turbato e ora ho timore delle conseguenze che questo periodo possa portare nella mia vita, a breve e a lungo termine.
Mi chiedevo se il suo supporto fosse adatto ad affrontare le problematiche che ho riassunto, e in caso positivo con quali modalità e costi, essendo le mie risorse limitate ma, mi auguro, sufficienti.”
In queste parole c’è tanto del mio inizio. Come sempre voglio ricordare, fin da ragazzo avevo messo da parte dei soldi che sarebbero serviti “solo in caso di gravi problemi di salute”, questo scrivevo nell’ultima frase della richiesta.
Così ho scelto di andare in terapia, senza chiedere né dire nulla a nessuno. Ho iniziato convinto di dover guarire da qualcosa, ma sono stato condotto invece verso un percorso di cambiamento.
Ricordo che nel primo anno, durante un periodo molto critico per mia madre e la sua malattia, sentivo che la terapia era efficace ma, conservavo sempre la sensazione di incompletezza, mi sentivo sempre in un certo senso chiuso.
In quel periodo ho scritto tanto e ho, per forza di cose, dovuto imparare metodi e strumenti per “difendermi” dai veri e propri pericoli che fanno innegabilmente parte della mia vita.
Solo dopo diversi mesi però, ricordo bene di essermi aperto davvero. Lo decisi, andai dalla dottoressa dicendo che volevo cambiare atteggiamento.
Ho smesso di voler fare sempre una bella impressione, ho svestito i panni dell’eroe che avevo impersonato anche in quella sede. Probabilmente solo io pensavo di esserci riuscito, ma comunque ho cambiato approccio, ho iniziato a essere trasparente e sono finalmente riuscito a sentire la terapia “completa”.
Nel frattempo mia madre, come da sua natura, è stata meglio e, nonostante le mille vicissitudini sono stato meglio anch’io.
Alla fine le sedute si erano naturalmente concentrate più su di me, ero contento, anche se mi ero lasciato ancora un compito: provare ad affrontare il problema di mia madre anche e soprattutto quando stava bene, ma avevo già fatto tanto.
“3/10/2014,
Buongiorno Dottoressa,
Come sta? Prosegue tutto per il meglio?
Questa volta le scrivo, con piacere, per un saluto. Non vorrei sparire ma, in verità, da diversi mesi provo ad auto sostenermi e ogni spesa è per me pesante.
Continuo a studiare e sto attivamente cercando un lavoro.
Mi sento molto bene, per più motivi: il mondo che mi circonda è più tranquillo che mai, ma soprattutto sono forte del fatto che, alla prossima disavventura, avrò qualche strumento in più per affrontarla bene e saprò mantenere la mia serenità.
Il ricordo dell’anno scorso è spiacevole, e tendo ad allontanarlo, ma non dimentico le lunghe chiacchierate con lei e quanto mi è stata d’aiuto. Le sarò grato per sempre e sono fiero di averle chiesto aiuto.
Nonostante il tono, questo non è un addio, spero di rivederla presto e prima o poi tornerò sicuramente per qualche consiglio.
Nel frattempo le mando un abbraccio,
Edoardo.”
Per inciso, questo messaggio era importante per me, di solito lasciavo cadere i rapporti “sparendo”, in questo caso mi sono impegnato per non farlo.
Successivamente la mia vita è proseguita per quasi quattro anni che non posso raccontare qui, ma durante i quali, in sintesi, è avvenuto il processo di cambiamento che avevo iniziato.
Nell’estate del 2017 mia madre è stata di nuovo molto male, e io ho avuto una reazione completamente diversa da tutte le altre volte. Mi sentivo apatico, insensibile, egoista, non me stesso. Me la sono presa più volte con la terapia e anche con la dottoressa. Ero arrabbiato, ma questa volta ero salvo.
Ho superato quel periodo meglio che mai, in salute.
Dopodiché ho voluto iniziare il secondo periodo di terapia, avevo tradito la persona che per me era la donna della mia vita; mi ero convinto che ogni volta che mia madre andava in crisi, io rovinavo quello che avevo costruito fino ad allora. A quel punto era davvero il momento di tornare a parlare.
“07/03/2018
Buongiorno Dottoressa,
Sono Edoardo, abbiamo fatto diverse chiacchierate circa 4 anni fa. Volevo sapere se lavora ancora a Pisa, e se fosse possibile fare qualche altra chiacchierata”
Ho iniziato un percorso nuovo, diverso da prima, anche se la dottoressa ricordava tutto nei minimi dettagli. È stato molto facile calarmi nella terapia, ma questa è stata molto più difficile da affrontare. Questa volta non dovevo solo cambiare ma accettare di essere cambiato. Sono passato per momenti di tristezza, di rabbia, di panico. Qualche volta sono stato un po’ meglio e in quei momenti ho ripensato che questa volta non avrei abbandonato la terapia prima di aver assolto al mio compito, affrontare la malattia di mia mamma anche quando lei stesse bene.
In altri momenti mi sono dovuto accontentare di essere vivo.
Tante volte ho rinnegato il momento in cui decisi di andare in terapia, per molti aspetti è davvero difficile, sarebbe stato molto più semplice continuare a comportarmi come avevo sempre fatto, avrei sofferto molto meno.
Avrei anche rinunciato ad essere felice.
Nonostante ora stia bene, la mia strada è ancora lunga, ma due settimane fa, complici le circostanze, la Dottoressa mi ha chiesto un resoconto del percorso terapeutico, e con mia sorpresa mi ha detto: “la prossima volta ci salutiamo”.
E il mio compito? Il mio compito è svolto.
Le ultime volte sono andato da mia madre, che ora sta bene, e io sono stato bene con lei, come quando ero bambino, senza pensare di doverla o poterla curare ad ogni costo. Ora ho di nuovo una casa che prima rinnegavo e dalla quale sono fuggito, ho una patria che non ho mai pensato di avere, vorrei tornarci a viverci e non vedo ragioni per cui negarmelo di nuovo.
La terapia mi ha portato in luoghi completamente diversi da quelli che pensavo, ma mi ha permesso di capire cosa era meglio per me.
La verità è che, almeno per esperienza, penso che nemmeno questo sia un addio, ma mi sta bene così.