di Chiara Lignola ed Elisa Tenucci , psicologhe, psicoterapeute
Al di là del vuoto lasciato dalla fine di una serie cult quale il Trono di Spade (Game of Thrones o GOT), che per ben 10 anni ha creato un mondo parallelo per tanti spettatori e lettori, vogliamo proporre una riflessione lanciata da Janina Scarlett, ideatrice della SuperHero Therapy, psicologa clinica presso il Center fo Stress and Anxiety Managmenet a San Diego, California.
Le serie tv non solo riempiono il tempo, appassionano, creano un mondo fantastico dove rifugiarsi e occasioni di condivisione con altri appassionati. Spesso le serie, le saghe letterarie o cinematrografiche del calibro di Game of Thrones o Harry Potter possono rappresentare qualcosa di più profondo e delicato per lo spettatore e per il lettore coinvolgendolo nelle decisioni dei personaggi e nel destino scritto per loro dagli autori. Il protagonista cresce, evolve, supera ostacoli, prende decisioni e per la struttura della fiaba ci si aspetta che abbia un suo lieto fine. Questo anche in una serie così cruda come GOT non sembrava certo scontato ai fans, ormai abituati a scene di ogni tipo di violenza e crudeltà, colpi di scena conditi di terrificanti tradimenti (ricordiamo la famosa puntata delle Nozze Rosse) ma, sicuramente, quel non ci si aspettava era un cambio apparentemente non giustificato del personaggio del calibro di Daenerys Targaryen. I personaggi hanno una loro struttura personologica che permette di prevedere lo stile delle loro decisioni in base ai loro valori di riferimento così come avviene per le persone reali.
Janina Scarlet, ha dato una risposta al perché il cambiamento del personaggio di Daenerys Targaryen possa essere risultato così difficile da comprendere per i fans. Partiamo dalla storia di vita del personaggio di Daenerys Targaryen “Nata dalla tempesta”, la prima del suo nome, regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, signora dei Sette Regni, protettrice del Regno, principessa di Roccia del Drago, khaleesi del Grande Mare d’Erba, “la Non-bruciata”, “Madre dei Draghi”, regina di Meereen, “Distruttrice di catene”.
“Fin dall’inizio di Game of Thrones (GOT), Daenerys Targaryen ha sempre dovuto affrontare grandi avversità: orfana, è stata cresciuta da suo fratello maggiore, Viserys, che ha sempre avuto atteggiamenti violenti verso di lei, e, insieme, i due non hanno mai avuto un posto che rappresentasse per loro un luogo sicuro, da chiamare casa. Questo ha sicuramente influenzato lo sviluppo psicologico di Daenerys. Erano gli ultimi due membri della casata Targaryen e questo li portava a doversi nascondere di continuo per poter rimanere in vita. Suo fratello non ha mai avuto un ruolo protettivo verso Dany, ma ha messo in atto un controllo ossessivo e soffocante nei suoi confronti, rendendola vittima di violenze.
“Persone che, come Daenerys, subiscono esperienze infantili traumatiche“ spiega Scarlett “ da adulti possono essere più soggette a sviluppare varie tipologie di disturbi tra cui non ultime sintomatologie depressive, pensieri suicidari o forme di dipendenza, rispetto a chi non ha subito nessuna forma di abuso. Nel momento in cui Daenerys fu presentata al pubblico nel primo libro, alla tenera età di 13 anni (età in cui si è considerati adulti nella serie di GOT), aveva già sulle spalle violenze psicologiche, fisiche e sessuali subite da Viserys. Quest’ultimo, in preda ai suoi deliri di onnipotenza, l’aveva anche minacciata dicendole che avrebbe permesso a tutti i Dothraki di violentarla se ciò lo avesse portato a diventare Re. Con il proseguire della serie Viserys ordina a Daenerys di sposare Khal Drogo, il quale, all’inizio del suo loro matrimonio, non curante delle volontà di Dany, abusa sessualmente di lei”
Quindi, inizialmente Daenerys viene percepita come la vittima da dover proteggere dalle figure maschili con cui si trova a relazionarsi, poi con il proseguo della serie nasce un sentimento di ammirazione profonda per come è “rinata dalle sue ceneri”, per essere sopravvissuta e diventata forte, e per lottare in direzione dei suoi valori, raggiungere l’obiettivo del Trono di Spade. Per poi passare successivamente, stagione dopo stagione, a sentimenti contrastanti per il suo personaggio, dove il culmine viene raggiunto quando perde la sua bussola, dove non rimane fedele a chi professava di essere ma riemerge la rabbia sommersa, per troppo tempo forse, per quello che è stato il suo turbolento passato e per tutto quello che le è stato tolto, quando, “fa la Targaryen” ripetendo lo stesso modus operandi della sua famiglia, come se non ci fosse possibilità decisionale nell’essere umano e fossimo tutti destinati a rimettere in atto gli stessi schemi comportamentali familiari.
Ma perché il penultimo episodio, al di là delle scene terribili alle quale GOT suo malgrado aveva abituato gli spettatori, quasi assuefacendoli a un’escalation di violenza, al di là delle teorie su chi sarebbe salito sul trono di spade e quindi sull’evoluzione della trama, è stato uno shock? Ci aspettavamo tutti un colpo di scena. Chi sarebbe salito sul trono dopo la sconfitta degli estranei? Qualcuno avrebbe giocato sporco? Jon Snow avrebbe rivendicato i suoi diritti di discendenza? La perfida Cersei l’avrebbe scampata ancora una volta? Arya avrebbe compiuto un ulteriore gesto eroico? La quarta puntata aveva dato fame a quel lieto fine che tutti noi sotto sotto dai tempi delle fiabe siamo abituati ad aspettarci, nonostante GOT ci abbia fatto dire addio a tanti personaggi amati, il finale che scalda il cuore, che ci riconcilia, che commuove e che nella letteratura fantasy è sempre presente. Quanti di noi hanno esultato davanti alle gesta di Arya quando sconfigge il Re della Notte?
La risposta, secondo Scarlett, sta nella connessione tra i fan e il personaggio di Daenerys e tra ciò che esso rappresenta. Scarlett stessa, da psicologa specializzata nel PTSD e sopravvissuta alla catastrofe di Cernobyl, afferma di essersi ritrovata molto nel personaggio di Dany tanto da avere un desiderio iniziale di proteggerla e successivamente di voler diventare come lei. Questo tipo di connessione con personaggi immaginari o fantastici è chiamato relazione parasociale. Le relazione parasociale è un legame, una connessione che si crea tra un fan e un personaggio immaginario che può ricoprire diverse funzioni: possono fornire uno scudo, far sentire meno soli, meno respinti e servire anche da protezione contro il basso umore e la bassa autostima, sebbene, tra le controindicazioni ci sia la possibilità di diventare ossessioni. “A volte, le nostre esperienze traumatiche, possono causarci diffidenza nell’aprirci con le altre persone. Questo può derivare dalla natura delle nostre esperienze traumatiche, dalla nostra educazione o dalle persone che ci circondano, spesso ci risulta comunque difficile esternare ciò che si sta vivendo. Tuttavia, secondo alcune ricerche recenti, alcune persone che hanno un vissuto traumatico, riportano di sentirsi più legati a personaggi di fantasia visti in film o serie tv, come in questo caso il personaggio di Daenerys, rispetto agli altre persone facenti parte della loro vita reale. E in effetti, questo tipo di legame, può consentire, a chi ha subito un trauma, di sentirsi più vicino a qualcuno e di conseguenza meno solo” (Scarlett,2019).
“Andando avanti con la serie”, continua Scarlett” “Daenerys subisce molte perdite, tra cui il marito Khal Drogo (che da maltrattante si trasforma in una figura di attaccamento e amore per Dany), e il suo bambino mai nato, durante la prima stagione per arrivare all’ottava in cui perde due dei suoi più stretti alleati, Missandei e Ser Jorah, così come due dei suoi figli drago, Viserion e Rhaegal”. Nel vedere questa protagonista passare attraverso tutte queste perdite lancinanti, alcuni spettatori potrebbero aver anche provato loro stessi dolore o angoscia. Questo a volte accade perché vedere qualcun altro che sta sperimentando il dolore, dietro ad uno schermo, può garantirci uno spazio sicuro per elaborare anche la nostra sofferenza ancora inesplorata. Un’altra motivazione può essere che potremmo essere attaccati a certi personaggi, come la stessa Dany, potremmo sperimentarli come amici, spesso sperimentando anche cambiamenti fisiologici di fronte ai personaggi immaginari, come quelli che mostriamo ai nostri amici nella vita reale. È quindi comprensibile che potremmo addolorarci per la morte di un personaggio in un modo simile a quello che potremmo addolorarci per una persona cara.
“Creare legami con personaggi immaginari come Daenerys favorisce lo sviluppo di un atteggiamento più comprensivo e compassionevole verso gli altri, verso chi nella vita ha dovuto attraversare varie avversità” (Scarlett)
La Distruttrice di Catene
Secondo Scarlett persone che come Daenerys ,hanno subito traumi in giovane età sono più compassionevoli e altruisti verso gli altri o per lo meno questo sembra vero nel caso del personaggio di Dany come è dimostrano alcune sue decisioni e azioni. Ci ricordiamo quando trova uno schiavo crocifisso disidratato e sull’orlo della morte, gli offre acqua e conforto, libera Missandei, gli Immacolati e i molti schiavi di Slavers Bay, invitandoli a servirla come gente libera. Nonostante sia minacciata dal gruppo terrorista, i Figli dell’Arpia, Daenerys cattura gli ostaggi ma si rifiuta di far loro del male; quando un uomo a Meereen le porta le ossa di sua figlia che è stata bruciata da uno dei draghi, Dany ordina che i suoi tre draghi vengano catturati e rinchiusia tutela della popolazione. “È evidente che Daenerys ha spesso molta considerazione e compassione per gli altri ed orientata ad assicurare protezione agli innocenti che non possono proteggersi da soli Per molti spettatori, Daenerys è arrivata a rappresentare una sorta di modello per comprendere le violenze subite, il loro trauma e per come usare le loro storie traumatiche per aiutare gli altri in un modo simile a quello che fa Dany. Nel vedere la sua storia, molti spettatori potrebbero aver trovato qualcosa che hanno cercato a lungo: speranza”.
Non sorprende quindi che nel penultimo episodio della stagione quando Daenerys ha deciso di bruciare gli innocenti civili di Approdo del Re (per capriccio, secondo gli showrunner), molti spettatori siano rimasti confusi e sconvolti dal suo brusco cambiamento di comportamento. Vedere qualcuno che abbiamo ammirato commettere atti così orrendi e inspiegabili, seguito da ulteriori violenze da parte dei soldati del Nord verso donne e bambini innocenti, è stato davvero devastante da osservare.
In un intervista, Scarlett ha espresso la speranza che in futuro gli sceneggiatori tv e cinematrografici, possano prendere in considerazione l’idea di avere consulenti di salute mentale tra il personale, specialmente quando scrivono storie che trattano di traumi, shock e orrore per essere coscienti dei potenziali effetti un particolare episodio o scena può avere sugli spettatori.
Nonostante questo, molti fan hanno compreso la rabbia e il dolore di Daenerys, se pur non giustificando le sue azioni, per questo forse Game Of Thrones apre la pista a un filone di eroi che come la “Distruttrice di Catene”, commettono errori e che possono ancora fungere da modelli di riferimento quando lo fanno.
https://www.cnet.com/news/game-of-thrones-daenerys-fan-fury-explained-by-psychologist-janina-scarlet/?fbclid=IwAR1_Tvc9S_ljAtKu3_PPeUIwfYFCk-mzfkKUG9PKUO6Dg2PEMScFVW4P_Zw