A cura della Dott.ssa Valeria Rossi

Dopo un litigio con la compagna, Giorgio organizza una serata per fare pace: candele accese, tavola apparecchiata con cura, buon cibo e vino. È facile per Giulia, al rientro a casa, intuire le intenzioni di Giorgio e stabilire se riconciliarsi o meno.

  Adattamento sociale. I due protagonisti di questa vignetta non si sono ancora scambiati una parola ma sono riusciti a “leggersi” l’un l’altro nella mente.

Tutti gli esseri umani, tranne in alcune patologie, sviluppano a partire dai quattro anni, una  capacità mentale intuitiva denominata Teoria della Mente (ToM – Theory of Mind), che ci permette di  comprendere e dare un senso agli stati interni dei nostri simili modulando il comportamento in relazione ad essi.

La Teoria della Mente ci permette di andare al di là del significato letterale delle parole e di capire, per esempio, l’ironia, l’umorismo, le metafore, i sottintesi; ci fa inoltre decodificare il linguaggio non verbale, ovvero le espressioni facciali, i gesti e le posizioni del corpo. Senza tale Teoria i comportamenti degli altri ci disorientano e possono apparire inspiegabili o minacciosi.

Gli studi sulla Teoria della Mente, a partire dagli anni ’80, sostengono che questa abilità si sia sviluppata durante l’evoluzione degli ominidi per consentire l’adattamento ad un ambiente sociale sempre più complesso, nel quale gli individui capaci di interagire in modo efficace con gli altri membri della comunità riuscivano a sopravvivere e ad avere successo riproduttivo.

Abili negoziatori

Un’abilità fondamentale, dunque, perché ci permette di vivere in comunità. Può infatti servire a creare una maggior vicinanza psicologica con chi ci sta intorno, a negoziare, a risolvere conflitti; molte strategie politiche poggiano proprio sulla Teoria della Mente ed i leader più efficaci ne sono ampiamente dotati.

…Ma anche ottimi bugiardi

Va da sé che la Teoria della Mente può essere anche sfruttata per ingannare, mentire, manipolare. Manipolatori, comunque, non si nasce. Questa abilità si sviluppa, infatti, a poco a poco ed è intorno al quarto anno di vita che i bambini iniziano ad essere consapevoli che anche gli altri hanno una mente; ciò implica il graduale riconoscimento della pluralità dei punti di vista e si esprime inizialmente nella comprensione che ciò che desiderano le altre persone non è necessariamente uguale a ciò che desideriamo noi. Lo sviluppo della Teoria della Mente si completa nel corso dell’adolescenza per andare a raffinarsi poi nella vita adulta.

Un occhio alla clinica

La Teoria della Mente risulta fondamentale perché ci permette di comprendere i nostri stati mentali, cosa che contribuisce alla conoscenza del funzionamento di noi stessi. Non è sorprendente, quindi,  che sia uno degli aspetti più studiati della psicologia umana.

In ambito clinico, diversi autori ritengono che un deficit nella Teoria della Mente sia una componente importante per spiegare alcuni disturbi psicopatologici.  Tra questi, i più studiati sono la schizofrenia ed i disturbi dello spettro autistico.

L’interesse clinico ha indirizzato studi successivi volti a capire se una difficoltà nel comprendere gli stati mentali potesse svolgere un ruolo anche in altri disturbi, come i Disturbi di Personalità. Questi ultimi sono caratterizzati infatti da fallimenti in alcuni compiti di vita essenziali e da difficoltà nel formare o mantenere relazioni significative. Alcuni autori, tra cui lo psichiatra e psicoterapeuta Antonio Semerari, considerano la Teoria della Mente come una parte di una attività mentale più ampia e complessa definita metacognizione. Tale attività comprenderebbe la capacità di riconoscere stati mentali propri e altrui, di riflettere e ragionare su di essi e di utilizzare tali informazioni per la soluzione di compiti o per padroneggiare i problemi interpersonali e la sofferenza soggettiva .

Moderne tecniche di neuroimaging, che studiano la funzione delle diverse aree cerebrali, mostrano come riflettere su di sé coinvolga aree cerebrali specifiche e parzialmente indipendenti. Solo per fare alcuni esempi, la corteccia prefrontale mediale sembra essere coinvolta nella gestione di informazioni socialmente ed emotivamente rilevanti sulle altre persone. Il precuneo, una regione nascosta tra i due emisferi cerebrali, supporterebbe in particolare modo la rappresentazione mentale della prospettiva dell’altro.

Sapere come funziona la Teoria della Mente e quale parte del cervello utilizziamo non ci ha però ancora resi abili nel gestire i conflitti.…altrimenti, probabilmente, i nostri Giorgio e Giulia non avrebbero litigato!

Di Maggio G., Carcione A., Conti L., Nicolò G., Pedone R., Popolo R., Procacci M. & Semerari A. (2009). Impaired decentration in personalità disorder: a series of single cases analys with the metacognition assessment scale. Clinical Psychology an Psychotherapy, 16, 450-462.

Semerari A. (a cura di) (1999), Psicoterapia cognitiva del paziente grave, Raffaello Cortina, Milano