A cura della Dott.ssa Sara Pinochi
L’esigenza di comprendere eventuali alterazioni anatomofunzionali sottostanti i disturbi bipolari, ha portato ad interrogarsi sul ruolo ricoperto del cervelletto, una struttura cerebrale comunemente poco studiata in letteratura. A tal proposito, quello che emerge dal recentissimo studio pubblicato da Lupo, Olivito e colleghi sull’International Journal of Molecular Science, mostra per la prima volta come pazienti con Disturbo Bipolare (DB) e pazienti con degenerazione cerebellare (CD), condividano pattern di alterazioni comuni che possono avere un ruolo nella disregolazione dell’umore tipica del Disturbo Bipolare. Le crescenti evidenze circa un coinvolgimento cerebrale sottostante tale disturbo, hanno indotto i ricercatori a tentare di chiarire ed enfatizzare il ruolo ricoperto dal cervelletto attraverso misurazioni e comparazioni della materia grigia in entrambi i gruppi. Presentandosi di fatto come una patologia psichiatrica caratterizzata da episodi maniacali o ipomaniacali ed episodi depressivi, il Disturbo Bipolare, oltre ad associarsi a differenti condizioni mediche come il diabete mellito e malattie cardiovascolari, sembra contribuire all’insorgenza di deficit cognitivi a carico delle funzioni esecutive, della memoria episodica e dell’attenzione. In tal senso, l’impiego di tecniche neuroimaging ha consentito di evidenziare nel corso degli anni non solo la presenza di alcune modificazioni strutturali nelle aree corticali e sottocorticali cerebrali, ma anche di alterazioni nel volume della materia grigia nelle regioni frontali, temporali e limbiche, nonché nella corteccia cingolata. Tra le strutture sottocorticali alterate troviamo appunto il cervelletto, il quale, alla luce delle connessioni cerebrali con aree corticali coinvolte, risulta modificato non solo nel Disturbo Bipolare ma anche nella schizofrenia, autismo e disturbo ossessivo compulsivo.
Su queste basi, attraverso l’utilizzo di analisi morfometriche, i ricercatori sono riusciti ad identificare una riduzione della sostanza grigia in quelle porzioni cerebellari connesse alle aree cerebrali responsabili delle capacità cognitive ed emotive: rispetto ai controlli, i pazienti con Disturbo Bipolare mostrano una perdita di materia grigia nelle regioni cerebellari anteriori inclusi i lobuli I-IV e V di destra, nelle aree cerebellari posteriori inclusi il crus I destro e il lobulo IX, e nel verme cerebellare compreso crus II, lobulo sinistro VI e crus bilaterali II. La perdita, che in tal caso sembra essere maggiormente correlata alla presenza di manifestazioni cliniche motorie come l’agitazione psicomotoria riscontrabile nella mania, ipomania e stati misti, consente di desumere che le ripetute ricadute dell’umore caratterizzanti il quadro bipolare possano aver determinato specifiche modifiche strutturali. Dall’altro lato, le estese riduzioni di sostanza grigia rilevate nelle regioni cerebellari emisferiche e vermiane posteriori, collegate, secondo precedenti studi condotti sul Disturbo Bipolare, alle alterazioni cognitive. È dunque possibile ipotizzare che nella suddetta psicopatologia, il pattern di atrofia cerebellare, in particolare dei lobuli cerebellari posteriori, crus I e crus II, sia specificatamente correlato alle disfunzioni cognitive e alla disregolazione dell’umore; in aggiunta, la perdita di materia grigia nelle regioni vermiane posteriori nel cervelletto limbico sembra contribuire alla labilità emotiva e ad un effetto di appiattimento affettivo coerentemente con le sue ampie connessioni al sistema limbico. L’alterazione del substrato anatomico di specifiche porzioni cerebellari sembra contribuire pertanto, ai sintomi maniacali dei disturbi bipolari e ai disturbi dell’umore spesso osservati nelle malattie cerebrali degenerative. Complessivamente, questi risultati forniscono utili spunti per comprendere e chiarire il contributo cerebellare alla fisiopatologia del disturbo bipolare e il suo potenziale ruolo come bersaglio per trattamenti futuri.