a cura dell Dott. Dario Pappalardo

La terapia “Eye Movement Desensitization and Reprocessing” (EMDR) nasce dapprima in maniera empirica, nel 1987, e successivamente, nel 1989, in maniera formalizzata con un primo studio clinico controllato pubblicato sul Journal of Traumatic Stress, ad opera di Francine Shapiro. Appunto nel 1987, l’autrice scoprì spontaneamente che, il muovere ripetutamente gli occhi da un lato all’altro durante la presenza di un pensiero martellante e problematico, le procurò una risoluzione del dolore ad esso collegato, infatti, quandò richiamò il pensiero, questo risultava spogliato del suo effetto disturbante, e così anche per i successivi. Testò l’effetto su numerosi volontari per approfondirne l’effetto e, per propiziare il corretto movimento oculare, dette istruzioni di seguire il movimento orizzontale delle sue dita. Da quel tempo ad oggi è stata fatta molta ricerca, la quale ha portato l’EMDR ad essere terapia elettiva per il DPTS nelle linee guida dell’American Psychological Association, nell’International Society for Traumatic Stress Studies, del Veteran Health Affairs, dell’American Psychiatric Association e del National Institute for Clinical Excellence (NICE). L’Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2013, lo elegge trattamento efficace per la cura del trauma e dei disturbi ad esso correlati. Nel contempo l’uso dell’EMDR è stato esteso anche ad altri disturbi sulla scorta del fatto che i fattori di vulnerabilità storica non traumatici per definizione, come episodi di bullismo, ridicolizzazione o deprivazione emotiva hanno di fatto una portata negativa per l’esito psicopatologico della persona, che non esiterà in DPTS ma probabilmente in altre forme di disturbo.

L’EMDR è un metodo psicoterapico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici, che a esperienze più comuni ma emotivamente stressanti. Il suo ambito elettivo è quello del trattamento del Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS) e consiste nel sottoporre il paziente a varie sessioni di movimenti oculari mentre viene fatto rievocare un ricordo traumatico in tutte le sue fondamentali componenti, allo scopo i ridurne il potenziale disturbante. Queste componenti dell’esperienza umana sono:

  • Input sensoriale: immagini, suoni, odori, tatto, gusto
  • Pensieri (al momento dell’evento): ad esempio “sto per morire” o “è finita”
  • Emozioni
  • Sensazioni fisiche
  • Convinzioni: interpretazioni delle percezioni degli eventi ovvero, quello che si è pensato dell’evento traumatico nel momento in cui è avvenuto

L’acronimo EMDR si riferisce ai seguenti processi:

  • Desensibilizzazione, ovvero riduzione di intensità dell’emozione percepita mentre si sta richiamando l’evento traumatico
  • Rielaborazione dei ricordi degli eventi traumatici che non sono stati adeguatamente elaborati nel momento in cui si sono verificati
  • Movimenti oculari, utilizzati per fare in modo che i due emisferi cerebrali prendano parte alla procedura di elaborazione

La terapia EMDR è basata sul modello dell’elaborazione adattiva dell’informazione (AIP). Sviluppato nei primi anni ’90, questo modello postula che, ad eccezione dei sintomi causati da deficit organici, intossicazione o ferite, i ricordi non elaborati relativi alle prime esperienze di vita sono alla base dei disturbi di salute mentale. E’ probabile che un elevato livello di arousal dovuto agli eventi di vita stressanti, blocchi nella rete mnestica quei ricordi associati alle emozioni originarie, alle sensazioni fisiche e alle credenze. I flashback, gli incubi e i pensieri intrusivi tipici del PTSD, sono un esempio principe di quei sintomi che derivano dall’attivazione di questi ricordi. Come indicato dal modello AIP, un’ampia gamma di esperienze di vita avverse può essere immagazzinata in maniera disfunzionale, fornendo quindi la base per lo sviluppo di diverse sintomatologie che includono risposte affettive, cognitive e somatiche negative. A livello neurobiologico si creerebbero, al momento del trauma, delle reti disconnesse dal resto del funzionamento cerebromentale che, attivandosi nel presente a causa di input prossimali (ad esempio, nel DPTS di un militare, l’esposizione ad una luce solare simile a quella vista durante la morte di un commilitone), farebbero precipitare la persona nei vissuti “grezzi”, non elaborati, esperiti durante il trauma. Per vissuto si intende proprio l’intera esperienza come suoni, odori, emozioni del momento, pensieri di morte imminente, convinzioni di pericolo estremo, sensazioni fisiche di terrore.

Una rielaborazione adeguata di questi ricordi conduce ad una risoluzione e ad un funzionamento adattivo, nel quale la persona riesce ad integrare l’esperienza traumatica nel suo funzionamento normale, portando a connettere la rete mnestica isolata col resto del network cerebrale. Si suppone infatti che la rielaborazione delle esperienze target porti a trasformare un ricordo implicito ed episodico all’interno dei sistemi di memoria esplicita e semantica. Le prime emozioni negative, le sensazioni fisiche e le credenze vissute originariamente, vengono alterate man mano che il ricordo target viene integrato attraverso informazioni più adattive. Ciò che è utile viene appreso e immagazzinato in forma di informazioni affettive, somatiche e cognitive appropriate. Ne consegue, che l’esperienza di vita stressante diventa una fonte di forza e resilienza.

La tecnica EMDR è altamente strutturata e si compone delle seguenti fasi:

Fase Scopo Procedure
Anamnesi Ottenere informazioni sulla storia

del paziente.

Identificare l’idoneità al

trattamento EMDR.

Identificare i target da elaborare

relativi agli eventi presenti nella

vita del paziente, come previsto

dal protocollo a 3 approcci

Questionari anamnestici standard e
psicometrie diagnostiche.
Esame dei criteri di selezione
Domande e tecniche per identificare:
1)eventi passati che hanno determinato la
patologia
2) triggers attuali
3) bisogni
per il futuro
Preparazione

 

 

 

 

Preparare i pazienti idonei

per la rielaborazione

EMDR dei targets

Psicoeducazione relativa al quadro
sintomatico
Metafore e tecniche che favoriscono la
stabilizzazione ed un senso di controllo
personale
Assessment Accedere al target

per la rielaborazione

EMDR, al fine di stimolare

gli aspetti primari del ricordo

Elicitare l’immagine relativa alla
credenza negativa attuale, la credenza
positiva desiderata, l’emozione attuale e
la sensazione fisica e le misure baseline
Desensibilizzazione Elaborare le esperienze verso una

risoluzione adattiva (nessun disagio)

Protocolli standardizzati che prevedono
i movimenti oculari (tamburellamenti o
suoni) al fine di permettere l’emergere
spontaneo di insight, emozioni,
sensazioni fisiche e altri ricordi
Installazione Aumentare le connessioni con reti

cognitive positive

Aumentare la validità della credenza
positiva desiderata e integrare
pienamente gli effetti positivi
all’interno della rete dei ricordi
Scannerizzazione Corporea Completare la rielaborazione di ogni

disturbo residuale associato al target

Concentrazione sulla rielaborazione di
ogni sensazione fisica residuale, se necessario briefing riguardante le aspettative e
resoconti comportamentali tra una
seduta e l’altra
Reassessment Assicurare il mantenimento degli

esiti terapeutici e la stabilità del paziente

Valutazione degli effetti del trattamento
Valutazione dell’integrazione
all’interno di un sistema sociale
allargato

L’enfasi su questa terapia è molto alta, visti anche i risultati e il grande ampliamento degli ambiti di utilizzo. In qualità di trattamento breve e strutturato si configura anche come modulo da inserire in un percorso terapeutico di diverso tipo, CBT, psicodinamico o sistemico.

Bibliografia

Croituru Tal (2015) “EMDR Revolution”.

Shapiro Francine (2014) “lasciare il passato nel passato”.

Shapiro Francine (2014) “Il Ruolo della Terapia di Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari (EMDR) nella Medicina: Affrontare i Sintomi Fisici e Psicologici derivati dalle Esperienze di Vita Avverse” Permanente Journal;18(1):71-77