a cura della dott.ssa Lavinia Lombardi

dsaChe cosa sono i Disturbi Specifici dell’apprendimento?

“Si parla di Disturbo Specifico di Apprendimento (D.S.A.) quando un bambino mostra delle difficoltà isolate e circoscritte nella lettura, nella scrittura e nel calcolo, in una situazione in cui il livello scolastico globale e lo sviluppo intellettivo sono nella norma e non sono presenti deficit sensoriali” (http://www.aiditalia.org).

Si manifestano in bambini con adeguate capacità cognitive, uditive, visive e compaiono con l’inizio dell’insegnamento scolastico, anche se è possibile ad oggi individuare dei precursori intorno ai 5 anni.

Si effettua la diagnosi di D.S.A. se c’è una “discrepanza” significativa tra le abilità intellettive (Quoziente Intellettivo nella norma) e le abilità nella scrittura, lettura e calcolo. È possibile distinguere i D.S.A. in:

  • Dislessia
  • Disortografia
  • Disgrafia
  • Discalculia.

La Dislessia, Disgrafia, Disortografia e Discalculia possono manifestarsi tutte insieme nel bambino oppure comparire isolatamente. Andiamo a vedere nello specifico cosa sono e come si manifestano. Circa il 3,1% degli studenti ha almeno un Disturbo Specifico dell’Apprendimento.

Che cos’è la DISLESSIA?

È un disturbo specifico della lettura; il livello di lettura raggiunto è significativamente inferiore rispetto all’età cronologica e all’istruzione raggiunta. In questi soggetti la lettura orale risulta caratterizzata da distorsioni, sostituzione o omissioni. Sia la lettura orale, sia quella a mente sono caratterizzate da lentezza ed errori di comprensione.

Come si manifesta?

È la difficoltà nella decifrazione della lettura che risulta scorretta, lenta e non fluente. La comprensione del testo é variabile, in alcuni casi può essere sufficiente o buona, in altri può essere compromessa, in quanto il bambino non avendo automatizzato la lettura, utilizza la sua attenzione per la decifrazione del codice scritto e non per il contenuto.

La lettura presenta degli errori “tipici”:

–  scambio di lettere che hanno tratti visivi simili o speculari (“e” con ” a”,”r” con “e”, “m” con “n”, “b” con “d”, “p” con “q”);

–  errori di sostituzione di suoni simili (“f” con “v”, “c” con “g”);

–  salto della parola o dell’intera riga.

Che cos’è la DISORTOGRAFIA?

E’ un disturbo specifico nella correttezza della scrittura. Riguarda precisamente la difficoltà nell’apprendimento e nell’utilizzo delle regole ortografiche e sintattiche specifiche di una determinata lingua. I bambini disortografici presentano un numero di errori nella scrittura di parole, frasi, periodi maggiori di quanto previsto in base all’età, al profilo intellettivo e al livello di istruzione, non imputabili alla mancanza di esperienza o a problemi motori e sensoriali.

Come si manifesta?

Nei bambini disortografici possono essere presenti una serie di errori:

–  Confusione tra suoni alfabetici (fonemi) che si somigliano, ad esempio F e V; T e D; B e P; L e R, ecc;

–  Confusione tra segni alfabetici (grafemi) simili nella forma, ad esempio b e p;

–  Omissioni, ossia tralasciare una parte della parola, ad esempio le doppie (penna-pena); le vocali intermedie (fiocco-focco);  la consonante intermedia (giardino-giadino).

–  Inversioni nella sequenza dei suoni all’interno della parole, ad esempio: albero-ablero;

–  Troncamenti, staccare le parole in modo erroneo, ad esempio scrivere in somma anziché insomma.

Che cos’è la DISGRAFIA?

È  una difficoltà specifica a carico dell’aspetto grafico e motorio della scrittura,  la quale risulta disordinata, illeggibile o caratterizzata da troppa lentezza. I grafemi risultano indecifrabili a volte anche per il bambino stesso.

 Come si manifesta?

–  La pressione della scrittura può essere o debole o eccessiva;

–  La scrittura può essere macro, con caratteri troppo grandi o micro, con caratteri troppo piccoli:

–  La distanza tra le parole può essere o eccessiva o inesistente;

–  La scrittura può essere orientata in modo improprio nel foglio, a volte non segue le linee guida dei fogli a righe e a quadretti;

–  Lo scarso controllo del tratto e la discontinuità nel gesto portano il bambino a compiere varie interruzioni.

Che cos’è la DISCALCULIA?

È un disturbo a carico delle abilità numeriche e aritmetiche. Tale disturbo non si riferisce a tutta la matematica, ma solo ad alcune abilità di base che corrispondono all’elaborazione del numero (lettura e scrittura di numero, giudizio di numerosità o di grandezza) e alle procedure necessarie al calcolo, sia a mente che per scritto. Il bambino ha difficoltà nel comprendere il funzionamento del sistema numerico, quindi gli risulta difficile comprendere come si genera un numero e di conseguenza questo pone ostacoli al ragionamento aritmetico. L’acquisizione delle abilità numeriche risulta essere inferiore rispetto all’età cronologica e al livello di istruzione raggiunto.

 Come si manifesta?

Si distinguono due profili:

Primo tipo: debolezza nella strutturazione cognitiva delle componenti numeriche (cioè negli aspetti basali, quali subitizing, meccanismi di quantificazione, seriazione, comparazione, strategie di calcolo mentale, ecc.);

Secondo tipo: compromissioni a livello procedurale e di calcolo (lettura, scrittura e incolonnamento dei numeri, recupero dei fatti numerici e degli algoritmi del calcolo scritto).

La prima tipologia di discalculia è da intendersi come una sorta di «cecità ai numeri», ovvero, in altri termini, come l’incapacità del soggetto di comprendere le numerosità e, di conseguenza di manipolarle.

Nei bambini con questo profilo di discalculia si evidenziano infatti significative difficoltà fin dai primi anni di vita nell’esecuzione dei compiti più semplici: riconoscimento di quantità, counting, subitizing, comparazioni, ecc. Ovviamente, tutte queste difficoltà che compromettono i meccanismi cognitivi basali costituiscono un impedimento all’acquisizione delle abilità matematiche superiori.

Il secondo profilo di discalculia si riferisce invece in modo specifico alla compromissione del processo di acquisizione delle procedure e degli algoritmi del calcolo.

Principali elementi di riconoscimento:

  • Difficoltà nel manipolare materiale per quantificare e stabilire relazioni
  • Difficoltà nella denominazione dei simboli matematici
  • Difficoltà nella lettura dei simboli matematici
  • Difficoltà nella scrittura di simboli matematici
  • Difficoltà a svolgere operazioni matematiche
  • Difficoltà nel cogliere nessi e relazioni matematiche

Abilità di base particolarmente compromesse:

  • Lentezza nel processo di simbolizzazione
  • Difficoltà percettivo-motorie
  • Difficoltà prassiche
  • Dominanza laterale non adeguatamente acquisita
  • Difficoltà di organizzazione e di integrazione spazio-temporale
  • Difficoltà di memorizzazione
  • Difficoltà di esecuzione di consegne in sequenza

Questi bambini non comprendono la struttura del numero, come si generano i numeri;  risulta quindi per loro difficile automatizzare i processi matematici ed il calcolo mentale. La comprensione dei problemi talvolta può essere buona, ma è compromessa comunque dall’eccessivo impegno del bambino nel calcolo e nel numero.

 Cosa posso  fare se sospetto che mio figlio possa avere un Disturbo Specifico dell’Apprendimento?

Non attenda troppo, gli specialisti hanno a disposizione una batteria di valutazione che consente di diagnosticare tale disturbo, prima che nel bimbo si possano sviluppare altre difficoltà che potrebbero potarlo a provare elevati stati di ansia, depressione, fino ad arrivare al rifiuto scolare. Lo specialista può mettere in moto un meccanismo che agevolerà il bambino, sia attraverso attività di potenziamento delle abilità mancanti, sia mettendosi in rete con il sistema scolastico, effettuando colloqui con gli insegnanti e predisponendo un PDP, ossia un Piano Didattico Personalizzato, che consentirà al bambino di raggiungere gli obiettivi scolastici in forma maggiormente tutelata. La legge entrata in vigore dall’8 ottobre 2010, n. 170 indica gli strumenti dispensativi e compensativi che possono avere a disposizione gli studenti D.S.A. per affrontare in modo autonomo il proprio percorso scolastico. L’alunno, quindi, potrà compensare la propria attività scolastica utilizzando: tabelle con le informazioni didattiche, la calcolatrice, il registratore, le cartine geografiche e storiche, il computer con programmi di videoscrittura con correttore ortografico ed eventualmente con sintesi vocale; il dizionario elettronico; può, inoltre, richiedere alle case editrici di produrre testi ridotti e contenenti audio-cassette o cd-rom. Gli strumenti dispensativi forniscono la possibilità di essere esonerati  dalla lettura a voce alta, dalla scrittura veloce sotto dettatura, dalla scrittura alla lavagna, dalla copiatura dalla lavagna, dalla copiatura di testi o esercizi nelle verifiche, possono avere la riduzione dei compiti a casa; essere dispensati dai disegni tecnici, dall’uso del vocabolario, dalla scrittura e lettura di numeri romani; dallo studio mnemonico (anche se non sempre è possibile), ad esempio di poesie, di regole grammaticali, di definizioni, di tabelline; dallo studio delle lingue straniere in forma scritta, dal prendere appunti, in quanto per chi ha DSA è un compito cognitivo, non automatico, e, quindi, impedisce l’altro compito cognitivo di comprensione di quanto spiegato.

A scuola, inoltre, gli insegnanti possono utilizzare strategie didattiche che facilitino la comprensione che sono annoverate all’interno di questo vademecum, un lavoro svolto in collaborazione con i docenti della scuola media Da Vinci di Lucca.

Fornendo strumenti dispensativi e compensativi, non è possibile aspettarsi dallo studente con DSA un incremento della motivazione all’apprendimento scolastico. L’intervento nell’apprendimento deve tener conto anche dell’aspetto psicologico, spesso complicato dalla scarsa percezione di autoefficacia e di autostima che è frutto di anni di insuccessi scolastici. Il problema reale non si riscontra nel disturbo in sé, ma nella sfera emotiva del bambino o ragazzo. A tale disturbo, spesso, se ne associano altri quali: disturbi d’ansia, della condotta, fino ad arrivare nei casi più gravi al rifiuto scolare. Occorre pertanto intervenire in tempo, evitando di identificare il bambino in difficoltà come “pigro”, “svogliato”, “con scarso interesse”, tali  etichette purtroppo, spianano la strada verso un definitivo insuccesso scolastico e riducono la stima che il bambino ripone in sè. Si innesca quindi un circolo vizioso: il ragazzo pensa di non avere le capacità, prova emozioni (ansia, rabbia, tristezza, paura) che lo inducono ad evitare il compito considerato difficile, l’assenza di impegno riduce il rendimento scolastico, il ragazzo rinforza l’idea di sé di non essere in grado (riduzione dell’autoefficacia percepita) e motiva l’evitamento allo studio attraverso le etichette fornite dall’adulto che danneggiano l’idea che ha di sé (ridotta autostima).

Approfondimenti:

  • aiditalia.org
  • MIUR 2011, “Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con disturbi specifici di apprendimento”.