a cura della Dott.ssa Elena Toschi e della Dott.ssa Benedetta Del Forno

I sintomi del disturbo di personalità borderline (BPD) e del disturbo bipolare (BD), come l’alterazione degli stati affettivi e l’impulsività, spesso si sovrappongono e, talvolta, possono rendere difficoltosa una diagnosi differenziale. Per questo motivo sarebbe opportuno identificare dei fattori clinici discriminatori e specifici che, usati insieme a interviste semi strutturate o strutturate, possano aiutare a migliorare la pratica diagnostica.

Il disturbo borderline e il disturbo bipolare presentano differenze epidemiologiche ed eziologiche: il BPD risente dell’influenza di fattori ambientali e della predisposizione temperamentale, i sintomi tendono a diminuire con la mezza età e il trattamento farmacologico non pare essere molto efficace; dall’altro lato il BD risente di forti influenze familiari, i sintomi non diminuiscono con l’avanzare dell’età ma anzi, quelli depressivi in genere peggiorano, mentre il trattamento farmacologico con antidepressivi, stabilizzatori dell’umore e antipsicotici atipici pare essere benefico per questi soggetti. Tutte queste differenze diagnostiche sono chiare nell’ambito della ricerca scientifica ma la loro utilità è limitata quando si tratta della pratica clinica, a maggior ragione se ci troviamo davanti ad un caso di comorbidità tra i due disturbi.

Una corretta diagnosi è fondamentale sia per un corretto trattamento farmacologico e terapeutico, sia per l’impatto che essa ha sulla qualità della vita, sullo stigma e sull’aspetto relazionale del paziente.

Facendo fede a questa premessa, Wright e collaboratori analizzando parte specifica della letteratura scientifica ipotizzano che i costrutti di identità, concezione di sé e autostima possano aiutare nella diagnosi differenziale.

Cosa si intende per identità, concezione di Sé e autostima? In questo articolo è stato inserito un piccolo glossario per informare il lettore. Con concetto di sé si fa riferimento al prodotto dell’attività riflessiva su sé stessi, ovvero chi si è e cosa si diventerà. Il termine identità invece racchiude i tratti personali, le relazioni sociali, i ruoli, i gruppi a cui il soggetto appartiene, i quali definiscono chi siamo. La capacità dell’individuo di integrare questi vari aspetti contraddittori in un sé coerente viene definita “narrativa”. Infine, la parola autostima indica una componente valutativa autoriferita, a cui è strettamente correlato il termine “stigma” di sé, ovvero l’essere d’accordo con gli stereotipi negativi ed i pregiudizi associati alla propria diagnosi.

Dagli studi presi in esame si può evincere che nel disturbo borderline di personalità l’individuo presenta una difficoltà nel senso di continuità e coerenza del sé, specialmente in presenza di stressors interpersonali (diffusione di identità), si ha una predisposizione verso l’affettività negativa, il concetto di sé è spesso negativo ed instabile, sia su come il soggetto percepisce sé stesso, sia su come pensa che gli altri lo percepiscano (“mi sento cattivo, mi sento inutile”). In assenza di un coerente senso di sé l’individuo si trova in balia del momento presente e dei conseguenti impulsi ed emozioni e la dicotomia tra il sentirsi una cattiva o una brava persona si riflette anche nella ricerca dei rapporti sociali portando il soggetto a perpetuare un ciclo interpersonale negativo. Le difficoltà in queste aree sono collegate agli altri aspetti tipici del disturbo, quali sensazioni di vuoto, disregolazione, problemi interpersonali e condotte lesive.

Dall’altro lato, per quanto concerne il disturbo bipolare, si può evidenziare un’oscillazione della percezione di sé e dell’autostima in base alla fase affettiva in cui si trova il soggetto. Generalmente, si ha un sé concepito come perdente nelle fasi depressive e sé vincente nelle fasi maniacali o ipomaniacali; stessa sorte spetta all’autostima che si abbassa nelle fasi depressive ed aumenta in quelle espansive. Nelle fasi eutimiche, invece, l’integrazione delle diverse visioni di sé pare essere relativamente stabile, cosa che non accade per il disturbo borderline di personalità.

In conclusione, dalla rassegna in letteratura portata avanti dagli autori emerge che le alterazioni del concetto di sé, identità e autostima sono caratteristiche insite nel disturbo borderline e sembrano essere collegate ai rapporti interpersonali, mentre nel disturbo bipolare dipendono dalle oscillazioni dell’umore.

In ultima istanza, i ricercatori si sono soffermati sul trattamento psicoterapeutico dei due disturbi protagonisti. Per il BPD risulta essere efficace la Terapia Dialettico Comportamentale (DBT), il trattamento basato sulla Mentalizzazione (MBT), la Psicoterapia focalizzata sul Transfer (TFP) e la Schema Therapy (ST). È importante infatti andare a migliorare la capacità di mentalizzazione dei soggetti, guidarli verso una concezione del sé più adattiva, lavorare sulle credenze negative riguardanti il sé, aumentare l’autostima, il senso di agency e ridurre la dipendenza dagli altri.

Per il BD è fondamentale promuovere l’integrazione e l’accettazione dell’“identità malata” in una più generale concezione di sé, inoltre, è opportuno modificare le credenze riguardo il raggiungimento degli obiettivi rendendo consapevoli i soggetti del fatto che più si pongono obiettivi ambiziosi e più è probabile che mettano in atto comportamenti che possono innescare un episodio maniacale. Con la psicoeducazione si può ridurre lo stigma riguardo il disturbo e si può porre attenzione sull’importanza del sostegno sociale, soprattutto durante le fasi depressive.

Inoltre, in entrambi i disturbi si ottengono buoni risultati con le terapie incentrate sull’autocompassione e auto accettazione.