a cura della dott.ssa Carlotta Bertini
Quanto e cosa e’ giusto dare come lezione a casa? come possiamo aiutare al meglio gli studenti in questo periodo, sia come genitori che come docenti?
Dopo il dubbio amletico “è nato prima l’uovo o la gallina?” compare quello legato ai compiti a casa dati agli alunni di ogni ordine e grado, in particolare modo nei periodi di vacanza “E’ giusto far fare i compiti? Quanti? sono troppi o pochi?”. I genitori, durante le vacanze natalizie così come dal mese di agosto, si affannano a fare il countdown insieme ai loro figli rispetto alla “tabella di marcia” che hanno o meno rispettato e tutto il sistema familiare, qualora il “piano” non sia stato rispettato, va in allarme e si cercano le strategie migliori per rimediare all’ultimo minuto dando il via a una stressante corsa ai ripari.
Il 67% dei genitori e delle famiglie, consultate rispetto ai compiti scolastici in uno studio recente (Lucangeli, 2017), dichiarava di viverli con stress molto intenso.
La risposta a questo problema atavico che ha attanagliato tutti noi nel periodo scolastico è abbastanza intuitivo ma difficile da mettere in pratica, l’ideale sarebbe riuscire a bilanciare al meglio il giusto carico sia in termini quantitativi che qualitativi. A questo proposito è utile ricordare gli studi di psicologia cognitiva che hanno dimostrato che è necessario esercitare i meccanismi dell’apprendimento per stabilizzare e facilitare il recupero delle conoscenze acquisite ma, superare un certo numero di ore di studio, questo diventa inutile e rischioso poiché si ha un sovraccarico cognitivo. Questo genera circoli viziosi anziché virtuosi e contribuisce alla riduzione della motivazione ad apprendere generando un’impotenza appresa rispetto ai compiti e al se’ scolastico dell’alunno, ovvero come e quanto l’alunno si percepirà “bravo”(Ligorio, 2003). Quando il carico dei compiti e’ eccessivo accade che l’alunno abbia un apprendimento di breve durata che lo rende incapace di recepire nuove cose il giorno seguente e lo mette in crisi rispetto a quanto si sentirà efficace e abile come studente (De Beni, 2000).
Fondamentale diventa quindi quali compiti dare e come farne fare tesoro all’allievo in modo che diventino un facilitatore dell’apprendimento e non una tortura cinese. L’esercizio a casa o lo studio servono a produrre conoscenze più stabili che la scuola trasmette rendendo più semplice all’alunno la memorizzazione e la riflessione su quanto appreso a scuola, in modo da permettere allo studente di iniziare anche a riflettere sulle sue modalità di apprendimento (Ligorio, 2003; Dalimano Bo, 2011).
L’errore più grossolano che la scuola può fare è demandare ai compiti a casa ciò che la scuola deve insegnare poiché i genitori non avranno i giusti strumenti per veicolare il concetto in modo chiaro e gli alunni potrebbero percepirsi, da soli difronte al compito, non in grado di poterlo assolvere disinvestendo da un punto di vista motivazionale. Altro punto essenziale è che la mole di lavoro assegnato a casa sia commisurata all’età, al tempo e alle risorse attentive degli alunni (Dalimano Bo, 2011). La dott.ssa Lucangeli, esperta in Psicopatologia dell’apprendimento, afferma che: “non importa la qualità e la quantità dei contenuti per fare un bravo insegnante, ma la qualità dei metodi di trasmissione del sapere” e questo potrebbe essere un buono sprono per gli insegnanti che sono portati a un compito così delicato.
Rispetto ai genitori che invece si trovano a dover “combattere” con gli ultimi compiti da eseguire per le vacanze vi sono alcune buone pratiche da adottare:
- Bisogna far sentire ai bambini/ragazzi che si è dalla loro parte, ma sempre in linea, in sinergia con la scuola. Occorre star loro vicino, senza sostituirsi, si deve partecipare riconoscendone l’impegno e gratificandoli quando riescono nel loro lavoro (Lucangeli, 2017)
- Incoraggiare il proprio figlio a farcela, poiché in questo modo si ottiene sempre il meglio da ciascuno, qualunque sia la difficoltà da affrontare. E’ quello che gli esperti chiamano «carezza educativa»: il riconoscimento dell’impegno e delle competenze acquisite dal bambino ne amplifica la capacità ricettiva e la motivazione alla fatica dell’apprendere (Torresan, 2012).
- Date ai bimbi una routine precisa, non solo rispetto ai cicli sonno veglia ma anche definire un orario di inizio che rimanga stabile nel tempo da dedicare ore mattutine da dedicare ai compiti (Dalimano Bo, 2011).
Bibliografia
Motivazione e apprendimento, Angelica Moè, Rossana De Beni,Il Mulino, 2000.
Come si insegna, come si apprende, M. Beatrice Ligorio, Carocci, 2003.
È l’ora dei compiti! Nadia Damilano Bo, Paola Menzolini, Feltrinelli, 2011.
Il modello motivazionale dell’Analisi Transazionale quale frame per osservare e valutare percorsi educativi e formativi, Torresan, Formazione & Insegnamento X – 1 – 2012.
L’esperta: troppi compiti ai bambini fanno male, Panorama, 2017.