Dr.ssa Chiara Del Nero Dr.ssa Monica Ganni

La prevalenza di sovrappeso e di obesità tra i bambini italiani di 6-9 anni è tra le più alte in Europa. Tra i maschi il tasso di obesità si attesta al 21%, tasso che raggiunge il 42% se si considerano anche i maschi in sovrappeso. Per le femmine il tasso di sovrappeso raggiunge il 38%, di cui il 14% sono obese. Questi sono alcuni dati emersi dall’European Childhood Obesity Surveillance Initiative dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) presentati quest’anno al congresso europeo sull’obesità.

Per quanto riguarda le strategie più adatte a ridurre l’incidenza di obesità infantile sono state individuate le seguenti aree d’azione: consumo di alimenti salutari, pratica di attività fisica, vigilanza nel periodo preconcezionale, nella gravidanza, nella prima infanzia e in età scolare, con monitoraggio, valutazione e gestione del peso.

E’, dunque, compito di un genitore trasmettere la cura del corpo finalizzata alla salute.

In che modo?

  • Attraverso l’educazione ad una sana alimentazione che non preveda restrizioni quantitative (che potrebbero suscitare sensazioni di privazione con possibili conseguenti condotte compensative) bensì qualitative. E’ opportuno promuovere il consumo di alimenti naturali, freschi o casalinghi, illustrandone gli aspetti nutritivi (e non solo calorici), rispetto a cibi confezionati, ricchi di additivi, grassi industriali e zuccheri, progettati più per attirare e creare assuefazione che per nutrire l’organismo. E’ importante inoltre far comprendere al bambino che è del tutto naturale preferire in alcuni periodi alcuni cibi rispetto ad altri, e che nulla va vietato a priori, ma scelto consapevolmente.

  • Attraverso la regolare pratica di attività sportiva finalizzata a mantenere uno stato di buona salute e un peso nella norma oltre che concorrente all’apprendimento dell’autodisciplina e di strategie per rinunciare/sacrificare/posticipare le piccole gratificazioni del breve termine in vista di benefici e risultati nel medio e lungo termine.

Secondo l’Oms i livelli raccomandati di attività fisica per bambini e adolescenti (5-17 anni) comprendono tutte quelle attività come il gioco, l’esercizio strutturato, l’educazione fisica, lo sport, gli spostamenti realizzate nel contesto familiare, scolastico e di comunità, che permettono nel loro insieme di accumulare giornalmente almeno 60 minuti di attività motoria di intensità da moderata a vigorosa (includendo attività per rafforzare l’apparato muscolo-scheletrico almeno 3 volte a settimana). Quindi, il genitore dovrebbe abituare il bambino al movimento, inteso non solo come pratica sportiva, ma come gioco e attività all’aria aperta.

I risultati di recenti indagini dell’Istituto superiore di Sanità mettono in evidenza la scarsa tendenza all’attività fisica dei bambini italiani: il 34% dei bambini dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) allo svolgimento di attività fisica strutturata e quasi 1 bambino su 4 dedica al massimo un giorno a settimana (almeno 1 ora) allo svolgimento di giochi di movimento.

Perche’?

Soprattutto nel periodo invernale, quando le nuotate e i giochi all’aria aperta sono sostituiti dalla sedentarietà dei compiti in classe e dalle ore trascorse davanti a tv o a giochi online, come permettere ai nostri bambini di continuare a dare libero sfogo alle energie (e alle frustrazioni) e, allo stesso tempo, a sviluppare la socializzazione e la costituzione di tutti quei valori fondamentali per farli crescere sani ed efficienti?

Svolgendo un’attività sportiva costante, i bambini possono imparare a prendersi cura di sé, comprendere i sacrifici quotidiani in vista di benefici più grandi di tipo fisico (come la prevenzione di cardiopatie, diabete, sovrappeso…), mentale (riduzione dello stress, miglioramento del tono dell’umore, incremento dell’autostima…) e comportamentale (acquisizione della capacità di perseverare negli sforzi, di socializzare per unire le forze…)

Il ruolo degli Altri significativi

Nella scelta della pratica sportiva così come dello stile nutritivo dei nostri bambini, i genitori giocano un ruolo determinante. Insieme agli “altri significativi”, le figure educative rappresentano un modello. I sistemi di credenze parentali (il valore attribuito alle attività fisiche e le abitudini alimentari) ed il comportamento dei familiari o “altri significativi” (la sedentarietà o la pratica di attività sportiva o la cura nella selezione e nella condivisione dei generi alimentari) sono collegati al grado di partecipazione dei bambini alle attività fisiche e alle loro percezioni di abilità e di competenza (Bois, Sarrazin, Brustad, Trouilloud e Cury, 2002; Fredricks e Eccles, 2002) così come l’orientamento verso certi stili e generi alimentari.

Nonostante il riconoscimento del ruolo protettivo per la salute del connubio sana alimentazione – pratica regolare di attività sportiva, esiste un tasso di inerzia ancora molto elevato perché i vantaggi dell’impegno quotidiano non sono immediatamente osservabili. Senza un modello capace di trasmettere i valori sottostanti la perseveranza e il sacrificio, per esempio, i nostri ragazzi non riusciranno a comprendere fino in fondo l’importanza di adottare oggi uno stile di vita attivo e sano.

Il passaggio da uno stile di vita sedentario e sregolato ad uno più attivo e consapevole è tutt’altro che facile, costellato di tentazioni, cadute e rese. I genitori, prima che i bambini, devono imparare ad identificare le difficoltà ed educare le nuove generazioni a comportamenti più conservativi; più da formica che da cicala, per intendersi.

D’altronde, prevenire è meglio che curare.

Riferimenti sitografici http://www.epicentro.iss.it