A cura della dott.ssa Chiara Lignola

L’accumulo di animali, una tipologia particolare di accumulo

Quando il disturbo da accumulo (da) ha per oggetto gli animali, viene definito “accumulo di animali”(animal hoarding in inglese o anche “sindrome di Noè”). Più comunemente vengono accumulati cani e gatti, ma non sono escluse altre specie animali da quelle esotiche a quelle da allevamento. Gli animal hoarder (accumulatori di animali) arrivano ad accumulare nella propria abitazione un numero molto elevato di animali (da qualche dozzina fino a centinaia nei casi più gravi)  anche in spazi relativamente ristretti  non riuscendo più a garantire le elementari norme igieniche per sé e per gli animali stessi (Lignola, 2015). Dal punto di vista diagnostico l’animal hoarding è una manifestazione particolare del disturbo da accumulo (American Psychiatric Association, APA, 2013 caratterizzata dallo squallore delle condizioni di vita.

Amore per gli animali o patologia?

L’aspetto più ingannevole dell’animal hoarding è che può essere scambiato per un comportamento dettato da un profondo sentimento di amore per gli animali e non come un disturbo mentale.

La difficoltà nel riconoscere questo disturbo ancor prima del trattarlo è che gli accumulatori non scelgono deliberatamente di maltrattare i loro animali: il loro scopo è salvarli, tenerli al sicuro e assisterli (Patronek,Loar, Nathanson, 2006a) ma gli esiti ai quali arrivano sono proprio nella direzione opposta fai loro nobili scopi. Tra le credenze degli accumulatori di animali troviamo infatti spesso assunti quali “io so comunicare con gli animali” “solo io posso salvarlo” “gli animali mi scelgono(Lignola, 2015) .

Tra le conseguenze dell’accumulo di animali troviamo infatti grave trascuratezza, fame, malattia e persino la morte degli animali accumulati e nonostante il fallimento evidente dei loro intenti,gli animal hoarder mettono in atto tentativi ossessivi per mantenere e addirittura aumentare il numero di animali accumulati, portando così al peggioramento delle condizioni di vita degli animali stessi (Patronek, 1999).

Quali sono dunque gli aspetti principali che caratterizzano le persone affette da questa forma particolare di accumulo?

1- incapacità di fornire gli standard minimi di igiene, spazio, nutrizione e cure veterinarie agli animali;

2-incapacità di riconoscere gli effetti di queste mancanze sul benessere degli animali, sugli altri membri della famiglia, sulla casa e sull’ambiente circostante;

3-tentativi ossessivi di accumulare nuovi animali nonostante il progressivo peggioramento della situazione;

4- negazione o minimizzazione dei problemi e delle condizioni di vita delle persone e degli animali coinvolti.

Identikit dell’animal hoarder: tra stereotipi e immaginario collettivo

Le differenze di genere sono marcate circa il 70% secondo la letteratura (Patronek, 1999; HARC, 2002) nonostante non se ne conosca ad oggi la ragione.

L’accumulatore “tipo” è donna, sola, di mezza età (HARC, 2002; Patronek, 1999), ciò corrisponde a quello che nell’immaginario collettivo è lo stereotipo della gattara, al quale la  popolare serie animata I Simpson, ha dedicato un personaggio, Eleanor Abernathy (The Crazy Cat Lady nella versione in lingua originale), un’anziana signora trasandata, descritta come sola e di cattivo carattere, un tempo donna in carriera plurilaureata, che all’età di 32 anni, a seguito di un burnout lavorativo, inizia ad accumulare e dedicare la sua vita ai gatti. Attenzione però a non confondere le “gattare”, persone riconosciute come addette alla cura delle colonie feline riconosciute e tutelate dai comuni, con gli accumulatori di animali.

Al di là di singoli casi e della rappresentazione sociale del fenomeno, non abbiamo dati sul numero di persone affette dall’accumulo di animali.

Tipologie di animal hoarder

Frost e Steketee (2012) e Patronek, Loar e Nathanson (2006) descrivono tre tipi di accumulatori di animali:

– i caregiver o badanti sopraffatti: accumulano animali per lo più passivamente (senza cercarli attivamente) se ne prendono cura come membri della famiglia, fino a che non avviene un significativo cambiamento nella loro vita (come la morte di un consorte, l’inizio di problemi finanziari, un’improvvisa malattia o un altro grave evento)  a causa del quale, gli sforzi necessari per prendersi cura di un gran numero di animali diventano opprimenti, mostrano generalmente maggiore consapevolezza del loro problema minimizzandolo piuttosto che negandolo (Frost, Steketee, 2012; Patronek, Loar, Nathanson, 2006);

– gli hoarder soccorritori: sono spinti dalla missione di salvare gli animali dalla morte e dalla sofferenza: credono di essere gli unici a poter fornire loro cure adeguate e, per questo, cercano attivamente gli animali che ritengono bisognosi del loro aiuto; con il tempo e con l’aumentare del numero di animali, però, non riescono più a garantire condizioni minime di benessere agli animali e finiscono per vivere, insieme a loro, in condizioni igienico-sanitarie precarie (o seriamente minacciose per la salute). Non vivono necessariamente isolati, ma spesso in una rete composta da volontari mossi dalla loro stessa causa che contribuiscono a aumentare il numero di animali da loro accumulati, vista la difficoltà a rifiutare le richieste di adozione (Frost, Steketee, 2012; Patronek, Loar, Nathanson, 2006). Diversamente dai caregiver sopraffatti, evitano e si oppongono attivamente alle offerte di aiuto psicologico e agli interventi delle autorità, considerandoli ingiustificati.

– gli hoarder  sfruttatori  caratterizzati da scarsa empatia verso i loro animali e indifferenza ai danni a loro causati, vedono negli animali solo un mezzo per raggiungere un guadagno economico (tramite l’utilizzo delle risorse raccolte in nome delle operazioni di soccorso) oppure per soddisfare il loro bisogno di controllo sugli altri esseri viventi, partendo dalla credenza di essere superiori ad essi e per entrambe le ragioni acquisiscono gli animali attivamente. Lo sfruttatore ha spesso buone capacità manipolative, abilità nell’inventare scuse e false giustificazioni, nel mentire e imbrogliare, nel pianificare una modalità predatoria per eludere la legge e il sistema (es. distribuendo gli animali a altri accumulatori o amici prima dei controlli); è inoltre in grado di presentarsi con un aspetto credibile davanti al pubblico . Come è facile intuire, proprio per la presenza di questi aspetti sociopatici, questa tipologia è la più difficile e problematica da trattare, ma anche, fortunatamente, la meno frequente (Frost, Steketee, 2006b)

Quando insorge il disturbo?

L’accumulo di animali generalmente insorge in un età più tardiva rispetto all’object hoarding o accumulo di oggetti (per approfondimenti vi invitiamo a leggere l’articolo sul disturbo da accumulo): nella piena età adulta o anche in tarda età (HARC, 2002; Frost, Steketee, Williams 2000; Patronek, Nathanson, 2009).  Anche se i sintomi possono essere presenti già in giovane età, può essere necessario oltre un decennio perché il problema di accumulo sia clinicamente evidente e venga riconosciuto (Grisham, Frost, Steketee et al.,  2006)

Le cause?

Non esiste un modello esplicativo soddisfacente del DA quando questo ha per oggetto gli animali. Le proposte di classificazione delle diverse tipologie di animal hoarder suggeriscono che l’accumulo di animali possa essere il risultato di motivazioni molto diverse, che producono modalità diverse di accumulo.

Patronek e Nathanson (2009) suggeriscono che un attaccamento disfunzionale con le figure di accudimento nei primi anni di vita, possa portare a un attaccamento compensatorio verso gli animali. Non tutti gli animal hoarder però hanno una storia di profondo attaccamento agli animali durante l’infanzia. Alcuni sembrano cercare un compenso a relazioni adulte fallite, attraverso le gratificazioni derivanti dalla relazione con gli animali (Brown, 2004)..

Come messo in luce da Patronek e Nathanson (2009), anche se i percorsi verso l‘animal hoarding possono essere differenti, gli animali sembrano, comunque, rappresentare il fulcro dei tentativi di riparare a delusioni e carenze nelle relazioni significative della storia di vita; chi, come gli animali, non può rifiutare la “cura”, può facilmente diventare prigioniero delle cure o, nel caso degli sfruttatori, uno strumento per appagare i propri bisogni.

Gli animali, dunque, rappresentano la soluzione per appagare il desiderio di avere dei legami affettivi significativi, tenuto a freno dalla paura paralizzante di un rifiuto e di un abbandono da parte dell’uomo. Proprio attraverso l’immagine sociale di sé come soccorritore di animali, si sentono socialmente accettabili e si difendono dalle critiche esterne ai suoi sforzi di prendersi cura degli animali (Lignola, 2015).

Decorso

Anche se sono disponibili pochi dati, questo sembra essere cronico, ingravescente e con alto rischio di recidiva (Frost, Steketee,Williams et al., 2000; Tolin, Frost, Steketee et al. 2008).

Questi esiti sono spiegati prima di tutto dal fatto che la presa in carico presenta molto insidie: gli accumulatori di animali raramente chiedono aiuto per il loro disturbo. Risultano per lo più diffidenti e poco motivati al trattamento (Patronek, Loar, Nathanson, 2006b) questo perché  l’offerta di aiuto è facilmente vissuta come una minaccia al rapporto con i propri animali e come un’intrusione nella loro sfera di controllo (Patronek, 2009),inoltre il loro rapporto primario è con gli animali e per loro è molto difficile relazionarsi o fidarsi di un’altra persona (social skills deficitarie), infine è caratteristica del disturbo la presenza scarso insight (mancanza di consapevolezza) che, come spiegato sopra, spesso li caratterizza gioca un peso rilevante. Come per l’accumulo di oggetti, i familiari stessi degli accumulatori di animali, li descrivono come persone che hanno mancanza di consapevolezza della gravità del loro comportamento, resistenza ai tentativi di intervento, negazione del problema e mancanza di razionalizzazione del proprio comportamento (Vaca-Guzman, Arluke, 2005).

Presa in carico e trattamento

Come abbiamo visto, l’accumulo di animali è un problema multi-sfaccettato che, come abbiamo visto, può essere espressione di motivazioni molto diverse; pertanto, il trattamento va tarato sul singolo caso, tenendo conto degli specifici fattori biologici, psicologici, sociali e ambientali, nonché dei vincoli dovuti a risorse e servizi limitati.

La richiesta di intervento parte solitamente da segnalazioni esterne (vicini, passanti ecc) e iniziano come parte di un processo di applicazione delle leggi previste per la tutela degli animali e influiscono sul decorso ingravescente: l’intervento giudiziario, magari di sgombero forzato degli animali, ha da solo poche probabilità di successo(Saxena, 2008).

Come aiutare dunque l’animal hoarder? Cosa è importante fare?

  • Incentivare la consapevolezza del problema, per esempio mettendo in luce la discrepanza tra buone motivazioni (salvare gli animali) e l’esito del proprio comportamento (denuncia per maltrattamento).
  • Non mettere in discussione gli scopi e la legittimità del voler possedere e aiutare gli animali, ma piuttosto suggerire modalità meno disfunzionali per realizzarli (per esempio contenere il numero per garantire loro le adeguate cure).

          Scarsa la ricerca sul trattamento dell’animal hoarding.

Non c’è alcun protocollo psicoterapeutico studiato appositamente per l’accumulo di animali e che sia di provata efficacia (Patronek, Loar, Nathanson, 2006; Patronek, Nathanson, 2009; Frost, 2010).Il modello terapeutico di Frost e Steketee (2012) concepito perl’accumulo di oggetti non risulta applicabile totalmente all’animal hoarding : concetti come inutilità, avere un valore limitato o incapacità di disfarsene, applicati agli oggetti inanimati, non sono particolarmente adatti alla comprensione e al trattamento dell’accumulo di animali. Nell’animal hoarding l’attaccamento emotivo è maggiore in quanto gli accumulatori tendono a creare con i propri animali rapporti analoghi a quelli tra esseri umani e gli animali ricambiano con attenzione ed affetto, cosa che non può accadere con gli oggetti inanimati (Harker, Colis, McNicholas, 2000) e ciò deve assolutamente essere tenuto di conto per comprendere la visione del mondo dell’animal hoarder e ottenere risultati efficaci nel trattamento di questo disturbo.

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