di Chiara Del Nero, psicologa, psicoterapeuta
Fruire semplicemente di un’opera – che sia arte, letteratura, musica, cinematografia – può bastare per comprenderne il senso profondo oppure conoscere la biografia dell’artista (oltre alla curiosità che può suscitare la storia personale) aiuta a capire la visione completa del lavoro?
Sulle macchie di inchiostro riprodotte su cartoncino da Hermann Rorschach se ne sono dette tante nei quasi cent’anni successivi alla prima pubblicazione: scarabocchi, sgorbi, patacche, opere d’arte…sono state celebrate e squalificate in vari modi ed hanno attratto e respinto molti esperti o digiuni della materia.
Chi non ha mai sentito parlare del test delle macchie di inchiostro? E chi, dopo averle intraviste in un film o su una rivista non le ha poi cercate per scoprire che cosa ci vedesse dentro?
“Tu che cosa ci vedi?” – “Una foglia!”- “Una foglia? Io un geco foglia.”
Chi, ancora, non si è chiesto chi fosse questo Rorschach in grado di interpretare risposte a forme non definite simili ai disegni a tempera ripiegati lungo l’asse centrale che facevamo quando eravamo bambini?
Tutti possiamo guardare quelle macchie di inchiostro, soprattutto oggi che il diritto d’autore è scaduto e reperirle in internet è assai semplice; nessuno però, può comprenderne da solo il significato. Nessuno che non abbia studiato e compreso il funzionamento profondo dell’intero strumento.
Storia di un artista e psichiatra.
Le tavole del test sono state ultimate nel 1921 da Hermann Rorschach, psichiatra svizzero.
Nacque a Zurigo nel novembre del 1884 ma non vi restò a lungo. Mosso dal bisogno di conoscenza, dalla Zurigo degli anni universitari in cui conobbe i padri della psicoanalisi, arrivò sino in Russia per approfondire le avanguardie futuristiche prerivoluzionarie (vedi il suo interesse per Tolstoj).
Figlio del pittore Ulrich e di Philippine, donna cordiale ed energica appartenente ad una stirpe con una lunga storia di matrimoni coi Rorschach, Hermann ereditò dal padre il talento artistico, la sensibilità per l’arte e l’interesse per l’eterogeneità umana della percezione di fronte al medesimo stimolo.
Dotato di un’intelligenza versatile, non soltanto fu uno studioso appassionato di medicina ma anche di filosofia, di psicologia, di sociologia, di storia delle religioni e miti locali, di narrativa, di arte e fotografia. Parlava correntemente il tedesco, il francese, l’italiano ed il russo della cui cultura restò ammaliato. Non solo di essa, perché sposò Olga Stempelin.
Orfano di madre all’età di dodici anni e di padre all’età di diciotto, Hermann si trovò decisamente povero a doversi occupare dei suoi tre fratelli minori (uno dei quali figlio della donna dispotica con cui il padre si risposò) con i quali mantenne sempre una fitta corrispondenza epistolare.
Voglio sapere se sarebbe stato possibile fare qualcosa per papà.
Non voglio mai più limitarmi a leggere libri…
Hermann, combattuto tra intraprendere la carriera artistica oppure universitaria, si decise a studiare medicina a seguito della morte del padre. Diviso tra studio e lavoro, si specializzò in psichiatria sotto la guida di Eugen Bleuler. Grazie a lui, conobbe Carl Gustav Jung negli anni in cui lavorava ad una ricerca che consisteva nel leggere ai soggetti parole-stimolo a cui questi dovevano rispondere con la prima parola che gli venisse in mente.
…voglio leggere le persone.
Il cammino di Rorschach verso la psicologia non mise le radici in ambizioni professionali o intellettuali ma in un impulso tolstoiano a comprendere e guarire gli animi. Chiunque lo abbia incontrato, ha riconosciuto sempre in lui l’interesse nel mettersi nei panni degli altri e di comprendere a fondo le esperienze umane.
E’ in questi anni di fermento intellettuale su più fronti che Hermann iniziò le sue ricerche per approfondire la relazione tra il diverso modo di percepire le cose e le differenti psicopatologie e strutture di personalità.
A partire da un sogno personale nitido e accompagnato da sensazioni fisiche molto forti che lasciarono un’impressione indelebile anche al risveglio, Rorschach formulò un’ipotesi e, in compagnia di colleghi, avviò programmi di decennali ricerche sperimentali distribuite nelle varie cliniche in cui prese servizio lavorativo, provando vari tipi e sequenze di macchie e raccogliendo sistematicamente i risultati ottenuti.
E’ sorprendente pensare che Hermann Rorschach da giovanissimi, ‘in tempi non sospetti’, fosse soprannominato Klex, che significa macchia.
Nonostante l’impegno di una vita dedicata allo studio delle tavole, della prima edizione di Psychodiagnostik composta da 1200 copie, ne furono venduti pochissimi esemplari. L’opera naufragò con l’opposizione della comunità scientifica che aveva remato contro anche allo sviluppo della psicoanalisi. Purtroppo Hermann morì per una peritonite mal diagnosticata a soli 37 anni, afflitto dell’iniziale inconcludenza del suo lavoro.
I disegni tra i più studiati del XX secolo.
Al di là di tutto e tutti, si tratta di certo dei dieci disegni (tavole)tra i più analizzati ed esaminati del XX secolo.
Sebbene possano apparire del tutto casuali ad un occhio inesperto, sono frutto di studi meticolosi e racchiudono le scoperte e le influenze storiche e culturali dei decenni a cavallo tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900.
Le idee originali di Hermann e la modalità di somministrazione e di processamento del test furono da lui stesso sistematicamente raccolte nell’opera Psychodiagnostik (1921) che, ancora oggi, costituisce le basi di tutte le tecniche proiettivi.
Hermann Rorschach, nell’arco della sua vita, è riuscito a creare uno strumento capace di scandagliare i meandri della mente umana. E’ forse per questo motivo che incuriosisce e respinge tanti di noi?
Il test di Rorschach ha varcato gli oceani e percorso l’intero globo terrestre, ha contribuito a selezionare il gruppo di sbandatelli inviati a salvare il mondo in Armageddon (film, 1998), ha attraversato le guerre mondiali e contribuito a studiare la mente dei criminali nazisti al processo di Norimberga, ha rivelato segreti inconfessabili di milioni di persone ed ha ispirato anche innumerevoli artisti del calibro di Andy Warhol.
«Questa storia meritava di essere raccontata» – New York Magazine
Per chiunque fosse interessato, Damion Searls, in “Macchie di inchiostro” edito Il Saggiatore, 2018, racconta la storia di Rorschach e delle macchie, curiosità e aneddoti delle loro reincarnazioni lungo tutto il Novecento(dai giochi da tavola basati sul test alle vetrine di negozi in «stile Rorschach», dalle animazioni simmetriche di sigle e videoclip al disegno maculare sulla maschera dell’enigmatico Rorschach, uno dei supereroi protagonisti del fumetto Watchmen).
Una narrazione tra conoscenza della materia e cultura di massa, a confermare che le dieci macchie di inchiostro sono oramai impossibili da cancellare.