A cura di: dott.ssa Sara Di Biase

Cara Insegnante,
oggi è stato il primo giorno di scuola. Com’è stato? Quali erano le tue aspettative? Comunque sia andata, il primo passo è stato fatto.. D’altronde il ghiaccio andava proprio sciolto!
D’ora in poi l’avventura prosegue e, come canta Elisa, non può che essere A modo tuo: a Te che hai l’affasciante e complesso compito di guidare la classe nel percorso scolastico e anche come dedica ad ogni alunno di qualsiasi età.
Insegnare, dal latino in-signare ovvero tracciare dei segni, non significa soltanto far conoscere qualcosa a qualcuno ma anche educare all’ascolto delle proprie attitudini affinché queste possano svilupparsi e affinarsi durante l’intera vita. L’obiettivo è crescere esplorando e imparando, con curiosità, mettendo in conto inciampi, rallentamenti, deviazioni…
La domanda potrebbe essere “Come orientarsi?” La bussola dentro di te può indicarti la strada, donando senso di integrità, pienezza e coerenza alla propria vita. Infatti, il segreto sta nel prendere contatto con i propri valori e nel procedere.
La terapia dell’accettazione e dell’impegno (ACT), ideata e validata scientificamente dallo psicologo ameri-cano Steven Hayes (Harris, 2013), sprona a ri- conoscere i desideri più profondi che bussano alla porta della consapevolezza: guidano le scelte e le azioni, anche le più faticose. La meta è importante e altrettanto lo è dedicare impegno per le proprie ambizioni e aspirazioni. Facciamo un esempio: se amo correre, vincere una maratona è indubbiamente gratificante e può essere anche un obiettivo, ma non coincide con il valore. Il piacere di correre rimane anche se non vinco o se non partecipo alla gara. Quello che L’ACT mette in luce è l’esperienza, anche se dolorosa, che ognuno di noi fa durante il cammino perché è da questa che si può trarre il più prezioso appagamento, quello interiore. Come spiega Claudia Perdighe nel suo libro “Il linguaggio del cuore” pensiamo alla differenza tra studiare storia solo per ottenne un bel voto e studiarla godendosi la scoperta di cose buone, il piacere di chiedere all’insegnante e ai genitori o di ripetere quanto appreso. In questo caso, se anche “il bel voto” non arriva ci sono comunque tante altre buone ragioni per studiare (Perdighe, 2015). Concludendo ciò che sembra fare la differenza è proprio incoraggiare l’esplorazione verso i propri valori e favorire azioni in linea con questi.

Bibliografia:

Russ Harris (2013) “Se il mondo ti crolla addosso. Imparare a vegliare tra le ondate della vita”, ed. Eri-ckson.
Claudia Perdighe (2015) “Il linguaggio del cuore. Riconoscere e accettare le emozioni dei propri figli e ac-compagnarli nella crescita”, ed. Erickson.