a cura della dr.ssa Monica Ganni

Per decenni la scienza si è basata su un modello semplicistico del corpo in cui l’apparato digerente era considerato alla stregua di un congegno ben funzionante, per  il quale mettiamo in bocca, mastichiamo e ingeriamo il cibo, poi lo stomaco lo scompone triturandolo con forze meccaniche aiutate da acido cloridrico, prima di scaricarlo nell’intestino tenue. A questo livello i nutrienti vengono assorbiti e la parte non digerita viene inviata all’intestino crasso, che si occupa di espellerla dopo aver assorbito l’acqua.

In realtà, l’apparato digerente è interconnesso con il cervello, una visione che si riflette nel concetto di asse intestino-cervello.

Esaminiamo più da vicino ciò che attualmente, alla luce dei più recenti studi di neuroscienze e gastroenterologia, si intende per intestino, qualcosa di gran lunga più complessa di una semplice macchina per la trasformazione del cibo.

Il tuo intestino dispone di risorse che lo rendono superiore a tutti gli altri organi e possono perfino competere con quelle cerebrali. Possiede un sistema nervoso, noto come sistema nervoso enterico, spesso menzionato come “secondo cervello” composto da 50 milioni di cellule nervose, quante ne contiene il midollo spinale.

Le cellule immunitarie che risiedono nell’intestino costituiscono la componente maggiore del sistema immunitario, essendo l’intestino esposto a molti microrganismi potenzialmente letali presenti in ciò che mangiamo.

La mucosa intestinale è inoltre costellata di cellule endocrine, unità specializzate contenenti diversi tipi di ormoni che all’occorrenza possono essere rilasciati nel flusso sanguigno. Se fosse possibile riunirle in un’unica massa, le sue dimensioni sarebbero maggiori di quelle di tutti gli altri organi endocrini messi insieme (gonadi, tiroide, ipofisi, e ghiandole surrenali).

L’intestino è anche il più grande deposito di serotonina del nostro corpo, infatti ne contiene il 95%. La serotonina è una molecola segnalatrice che riveste un ruolo cruciale all’interno dell’asse intestino-cervello: oltre ad essere indispensabile per le normali funzioni intestinali, come le contrazioni coordinate che muovono il cibo attraverso l’apparato digerente, svolge una parte essenziale in funzioni vitali come il sonno, l’appetito, la sensibilità al dolore, l’umore e il benessere generale.

Se l’unico compito dell’intestino fosse governare la digestione, per quale motivo conterrebbe una simile quantità di cellule specializzate e sistemi segnalatori?

L’intestino è collegato al cervello tramite spessi fasci nervosi in grado di trasferire le informazioni in entrambe le direzioni e attraverso canali di comunicazione che utilizzano il flusso sanguigno: ormoni e molecole prodotte dall’intestino che trasmettono segnali  al cervello, e ormoni prodotti dal cervello che trasmettono informazioni alle varie cellule intestinali, come quelle del tessuto muscolare liscio, nervose, immunitarie, modificando le loro funzioni.

Importanti informazioni sensoriali generate nell’intestino raggiungono il cervello il quale invia a sua volta segnali all’intestino per regolare la sua funzione ( reazioni somatiche). Le strette interazioni di questi percorsi rivestono un ruolo cruciale nel funzionamento ottimale dell’intestino. Per esempio, quando sperimentiamo certe emozioni, particolari programmi operativi emozionali del cervello mettono in atto un caratteristico schema di reazioni che danno luogo a contrazioni intestinali, flusso sanguigno, secrezioni di fluidi digestivi.

Inoltre, alla luce di recenti studi, è emerso che il nostro corpo organizza le informazioni sensoriali e le risposte del cervello nella forma di un elaborato circuito che include oltre al cervello e all’intestino anche il microbiota intestinale. Il microbiota intestinale è un complesso di circa un migliaio di specie microbiche, il cui  numero di cellule è dieci volte più elevato di quello delle cellule umane presenti in tutto il corpo. Nell’insieme, esso pesa pressappoco quanto il fegato, e più del cervello o del cuore. Ciò ha indotto  a considerare il microbiota come  un organo appena scoperto.

La grande maggioranza dei microbi intestinali è non soltanto innocua, ma anche benefica per la nostra salute e il nostro benessere. Gli scienziati definiscono questi microrganismi  simbionti o commensali,  cioè organismi che ottengono nutrienti dai loro ospiti, e in cambio contribuiscono a mantenere l’intestino in equilibrio e a difenderlo dagli intrusi. Ma nell’intestino risiede anche un piccolo numero di microbi potenzialmente pericolosi, noti come patobionti che in certe condizioni possono attaccare la parete intestinale, causando infiammazioni, ulcere o alterazioni della permeabilità.  Tale voltafaccia può essere la conseguenza di cambiamenti dell’alimentazione, trattamenti antibiotici o grave stress, e porta ad un incremento o ad una maggior aggressività di certe popolazioni batteriche.

In generale, i batteri intestinali traggono vantaggio dal fatto di poter vivere un’esistenza privilegiata nell’intestino, che offre una costante fornitura di cibo e temperature moderate.

In cambio ci forniscono vitamine essenziali, digeriscono le fibre alimentari e le molecole di zuccheri complessi che l’apparato digerente non riesce a scomporre o assorbire da solo.

Il rispetto dei punti essenziali di questo antico  patto vincolante ha dato luogo a una coesistenza alquanto pacifica e reciprocamente vantaggiosa  tra microbi  e ospiti, che dura da milioni di anni.

L’intenso scambio di informazioni tra il cervello, l’intestino e il microbiota si protrae per ventiquattro ore al giorno, sia che tu dorma o sia sveglio, dal giorno in cui nasci a quello in cui muori. L’alterazione delle “conversazioni” lungo l’asse cervello-intestino-microbiota ha un ruolo importante e consolidato nelle comuni sindromi del tratto gastrointestinale, in particolare la sindrome dell’intestino irritabile, oltre che in alcune forme di obesità.

L’alimentazione squilibrata può interagire con il nostro microbiota per provocare profondi stati infiammatori, aumentando la permeabilità intestinale e rendendo il microbiota più incline ad attivare il sistema immunitario dell’intestino stesso.  Ancora più preoccupante è il fatto, messo in luce da studi recenti, che le reazioni del nostro organismo allo stress cronico possono combinarsi con errori alimentari, potenziando lo stato infiammatorio, e creando la “tempesta perfetta” che predispone a comuni problemi di salute, quali la sindrome metabolica e coronaropatie. Inoltre, numerosi ricercatori stanno indagando sull’ associazione tra alterazione dell’asse cervello-intestino-microbiota e disturbi come depressione, ansia, autismo, fibromialgia, stanchezza cronica e perfino morbo di Parkinson e Alzheimer.

Il dr E Mayer, gastroenterologo di fama mondiale che da quarant’anni studia le interazioni tra corpo e cervello, con particolare attenzione al legame mente-pancia, è fermamente convinto che chiunque possa  impegnarsi per migliorare lo stato di salute concentrandosi sull’equilibrio dell’asse intestino-microbiota-cervello.

Vediamo, allo stato attuale delle conoscenze scientifiche, quali sono i consigli utili :

  • riduci i grassi animali
  • limita alimenti industriali e cibi pronti
  • incrementa il consumo di verdure, frutta, erbe aromatiche, spezie
  • consuma alimenti fermentati (yogurt, kefir, miso etc)
  • varia le scelte alimentari
  • evita di mangiare quando sei sotto stress, arrabbiato o triste
  • gusta i piaceri  e gli aspetti sociali del cibo
  • fai attenzione alla quantita’ di cibo che consumi
  • pratica un giorno di digiuno periodico
  • fai attenzione alla nutrizione e allo stress prenatale

In conclusione, non possiamo aspettarci che una dieta particolare possa di per sé ottimizzare il microbiota intestinale, se trascuriamo di prestare attenzione a tutti gli altri fattori che influenzano la funzione microbica intestinale, come l’influenza di reazioni somatiche sproporzionate associate a stress, collera e ansia.